Gli Ofeliadorme sono un gruppo bolognese attivo fin dal 2007. All’inizio il gruppo era un semplice duo, che aveva preso il nome da un verso della poesia Ophelie di Arthur Rimbaud, ed era formato da Francesca Bono (voce, chitarra, synth) e Gianluca Modica (basso, chitarra) a cui si aggiunsero molto presto Michele Postpischl (batteria, percussioni) e Tato Izzia (chitarra, basso, synth). Vennero notati dal conduttore radiofonico Ernesto De Pascale nel 2008, che li invita alle trasmissioni Popolare Network e Controradio. L’anno successivo pubblicarono il loro primo EP Sometimes It’s Better To Wait, totalmente autoprodotto, e l’anno successivo il primo album All Harms Ends Here che ricevette commenti positivi dalla stampa estera e nazionale. Nel 2011 pubblicarono il singolo Cheer Me Up e l’anno successivo iniziarono a collaborare col producer inglese Howie B (famoso per aver prodotto U2, Tricky e Bjork) con cui realizzarono il remix di Paranoid Park che venne pubblicato su Repubblica XL e poi favorevolmente recensito dalla nota rivista NME. Dopo un breve minitour in Francia e Gran Bretagna, pubblicarono nel 2013 il loro secondo LP Bloodroot, dopodiché Modica lasciò la band. Rimasti in tre, gli Ofeliadorme continuarono la loro attività concertistica in Italia e ancora nel Regno Unito. Nel 2014 pubblicano un singolo con la cover di In The Wake Of Adversity (in origine dei Dead Can Dance) e il mini LP The Tale (ispirato alla favola di Amore e Psiche di Apuleio)che segnò una virata del gruppo verso sonorità più cupe ed elettroniche. Questo programma è stato mantenuto anche nel nuovo LP uscito il 17 marzo del 2017 e intitolato Secret Fires. In qualche modo, il gruppo infatti si affida a strutture armoniche oniriche ed avvolgenti che rimandano all’inedia e alla depressione esistenzialem del dark degli anni Ottanta. Il loro è un sound scarno ed essenziale che oscilla fra impressionismo ed espressionismo pur rimanendo sempre imbozzolato in un guscio di dolore e di paranoia sia pure morbida e rassegnata. La veste elettronica che ricopre la maggior parte dei brani serve anche a mettere in risalto la voce sensuale, trasognata ed eterea di Francesca Bono, che canta come in trance. Il loro romanticismo tanto maniacale quanto nichilista si esprime compiutamente nell’iniziale e tenebrosa Alone With The Star e nell’esile gemella Black, si sperde nell’affresco glaciale e panoramico di My Soldiers e nella malinconica ballata di Body Prayer propulsa da minuti accordi di carillon e diventa finalmente adulto ed espressivo (per quanto queste sonorità lugubri possano esserlo) nei sincopati intrecci ritmici fra percussioni e chitarra di Visions che è in un certo senso il brano più eccitante e curato dell’intero album. Parallelamente il gruppo si lascia piacevolmente tentare dalle sirene del pop (il produttore è sempre Howie B) inizialmente con la giga celtica di Birch che affonda fra tastiere nebulose e droni di chitarra (lambendo quindi il dream pop dei My Bloody Valentine) e poi in maniera più suggestiva nel glitch puro di Feels e nella lugubre litania alla Nico di Hairbrushing che si tramuta insospettabilmente in un possibile hit da classifica a coronamento di un’opera complessiva intrisa di segni soprannaturali. Il bilanciamento fra voce e strumenti è perfettamente curato e l’intero album si avvantaggia di una produzione luccicante con tutti i dettagli perfettamente curati (la voce suadente della Bono, le modulazioni al synth di Izzia mai chiassose, il tocco delicato di di Postpischl): un magico equilibrio fra profondità, leggerezza e mistero. Il disco è edito dalla HB Recordings/Warner.
di Alfredo Cristallo