I Nevrorea sono una band fiorentina che si forma nell’inverno del 2016 su impulso del cantante e chitarrista Cosimo Bitossi. Il gruppo ha una line-up ridotta a soli tre elementi: oltre a Bitossi (che suona anche il synth ed è autore di tutti i testi), troviamo Ernesto Santoro (basso e cori) e Lorenzo Bianchi (batteria e percussioni elettroniche). Il gruppo passa il primo anno di vita a comporre le loro canzoni originali collaborando con i produttori Samuele Cangi e Matteo Marliani. Iniziano a registrare nell’autunno del 2017 il loro LP d’esordio che vede la luce un anno dopo il 12 ottobre 2018 col titolo di Diva.
In questo album i Nevrorea presentano una forma di punk abrasivo che sconfina alternativamente nel dark psichedelico o nel grunge. I loro brani trasudano di riferimenti stilistici differenti ma il gruppo ha spesso il vezzo di assomigliare ad un gruppo sia pur fermandosi un attimo primo dall’assomigliarvi completamente: in un certo senso lo stile dei Nevrorea funziona per sottrazione.
Per esempio il loro uso del jingle Jangle squillante, cristallino, atmosferico in brani come Impulsiva, Attenta A Dove Metti I Piedi e Calliope (la più epica del lotto) li accostano al pop melodico dei Church ma espungendo del tutto la componente estatica, poiché i brani rimangono comunque impregnati di angoscia. Allo stesso modo i complessi arrangiamenti di altri brani come SuperEgo (una ballata folk acustica con parti vocali dilatate eterei e profetici) e Nacht (declinata in passaggi psichedelici strascicati e agonizzanti) li avvicinano piuttosto al prog-rock romantico degli Elbow e a quello altrettanto romantico ma trattato con tastiere digitali dei Doves ma senza mai scadere nel languoroso, nell’elegiaco e men che meno nella pomposità strumentale.
L’universo dei Nevrorea è sostanzialmente un mondo dove a regnare è soprattutto la disperazione esistenziale e conseguentemente i loro brani sono percorsi da una vena cupa e tenebrosa che li avvicina ad esempio ai Bauhaus più tormentati ma senza scadere mai nel corrivo armamentario degli scongiuri satanici o degli scontati riferimenti a temi come la dannazione o la distruzione: brani come la neopsichedelia arroventata di Revolver avvolta in oscure volute di basso, il voodobilly marziale avvolto in accordi spaziali della title-track e soprattutto la psichedelica cacofonica di Prova A Perderti testimoniano semmai una preferenza per temi come l’autodistruzione e il collasso nevrotico provocato dal male di vivere qui e ora.
I loro brani più abrasivi, il grunge alla Alice In Chains di Accelera (qui la voce di Bitossi assomiglia a quella di Layne Staley) o il boogie ferroviario di Karmaboy aggiungono un altro gradino alla loro nevrosi e alla loro disperata weltansschaung. In un certo senso il sound dei Nevrorea non è tanto dissimile da quello dei Cure dell’epoca di Disintegration: un’opera a tesi impregnata di pathos tragico e di solenne ritualismo con una musica che implode continuamente su sé stessa come un incubo senza fine; l’unica differenza è la minore lunghezza dei tempi, un artificio che mantiene la componente solipsistica ma senza cadere nella pretenziosità. La produzione di Diva è stata affidata a Leonardo Magnolfi e il disco è uscito per la Suburbansky Records.
di Alfredo Cristallo