Uno show che va oltre il semplice circo: arti performative allo stato puro, musica dal vivo, clown impareggiabili. Questo è Alegría del Cirque du Soleil, uno spettacolo che incanta veramente grandi e piccini – posso ben dirlo, ho 26 anni – e che merita il prezzo del biglietto, comunque abbastanza salato.
Si inizia con qualche minuto di anticipo per il pre-show, in cui il capo del circo – un uomo vestito di rosso, gobbuto e vecchio – passa attraverso il pubblico col suo seguito di musicisti, gridando, appunto, “Alegría!”. Poi, le luci si abbassano, i musicisti prendono posto in fondo al palco – montato in salita, in modo tale da sfruttare la prospettiva – e tutti gli acrobati fanno la loro comparsa. Insieme a loro, appaiono anche i clown e la Cantante Bianca. Dopo questa veloce presentazione generale, lo show prende forma, in un continuo alternarsi di canzoni, performance acrobatiche, sketch di clown.
Delle canzoni è incaricata la Cantante Bianca, piccola ed eterea, vestita come una ballerina; fra le performance acrobatiche abbiamo il trapezista singolo – una tale fluidità sull’attrezzo è ben diversa dai numeri muscolari che si vedono spesso in televisione -, le contorsioniste, gli acrobati su tappeti elastici, funi, travi e cerchi, e due giocolieri col fuoco. Devo ammettere: non ho mai amato le contorsioni, né tutti quegli esercizi che ricordano la ginnastica artistica. Mi hanno impressionato, al contrario, le decine di persone in perfetta sincronia volante sui tappeti elastici e i due uomini alla prese con le fiamme, oltre al numero collettivo, quello finale, sul trapezio alto.
Ciò che emerge in modo chiaro da quasi due ore di spettacolo – con pausa centrale di 20 minuti – è che questo circo non privilegia una disciplina sopra le altre, non porta niente all’estremo, ma preferisce l’eleganza ai muscoli, la visione collettiva all’insistenza su una determinata abilità. E, come ogni circo che si rispetti, invita a guardare in modo non superficiale: ogni grande protagonista ha il suo seguito di clown tristi e vecchi, che sempre fanno notare questo contrasto stridente. Si ride molto, perciò, ma c’è una patina di tristezza e malinconia che non abbandona mai lo spettatore. Le risate vengono dai due fantastici clown arancioni e viola, che strappano applausi convinti dal pubblico e chiamano molte persone sul palco; eppure, il Cirque affida a un terzo clown la sezione più triste, quella che richiama il viaggio, l’inverno, le cose perdute. Allegria e dolore si mescolano sempre.
Alegría venne creato per il decimo anniversario del circo, nel 1994, e costò circa 3 milioni di dollari; in seguito, rimase in tour fino al 2009, senza alcuna interruzione, per terminare con una data a Dubai.
Il filo conduttore dello show emerse durante una cena a Las Vegas fra Franco Dragone e Guy Laliberté. Dragone voleva che l’atmosfera dello spettacolo fosse oscura, pesante, diversa dalla normale vivacità circense. Gli disse, perciò: “Alegría! Alegría! Alegría! in spagnolo significa Gioia! Gioia! Gioia! In Italia, è una frase che si dice quando si prova dolore. Significa: la vita va avanti.”
Forse non è un caso che questo spettacolo sia stato riproposto… Credo abbia qualcosa da insegnarci. Restano ancora tre date a Torino, da oggi a domenica, per chi volesse partecipare. Buon divertimento!