In questi giorni la Giunta Filippeschi esibisce con belle mostre e modellini colorati i futuri sviluppi della nostra città. Peccato però che il futuro non sia di plastica e che, dal porto di Marina ai magazzini Ikea, fino all’area dell’ex Santa Chiara, quando si passa dai proclami ai fatti, la realizzazione delle Grandi Opere promesse dal nostro sindaco e dai suoi assessori getta sempre ombre pesanti.
Uno dei progetti di cui tanto si è parlato, ma su cui fino al 29 novembre scorso, era calato un improvviso silenzio, è quello della cosiddetta SestaPorta, una faraonica costruzione vicino alla Stazione ferroviaria, destinata ad accogliere un parcheggio scambiatore per autobus e biciclette, uffici pubblici e un centro commerciale. Sulla costruzione di quest’opera da oltre 30 min di euro, ereditata dalla precedente Giunta Fontanelli, il sindaco Filippeschi si è giocato la faccia, assicurando che si sarebbe “totalmente autofinanziata attraverso la vendita di spazi a privati ed enti pubblici, senza alcun aggravio per le casse comunali” e che con i ricavi delle vendite sarebbe sarebbe realizzato il cosiddetto “Parco delle Mura” in via Battisti (http://www.comune.pisa.it/sindaco/?p=1139). Parole al vento…
Il voto con cui il Consiglio Comunale ha approvato ieri l’assestamento del bilancio del 2012, impegnando 8.220.000 euro per l’acquisto della futura sede della SEPI s.p.a., di proprietà del Comune di Pisa, all’interno della SestaPorta, rivela una volta di più, se ancora ce ne fosse bisogno, che anche se a dirle è una Giunta, le bugie hanno sempre le gambe corte. Il gioco di scatole cinesi per cui SEPI, acquistando la futura sede da Sviluppo Pisa srl, società di scopo della municipalizzata PISAMO, proprietaria dell’area dove dovrebbe sorgere SestaPorta, avrebbe finanziato parte del progetto, senza gravare sul bilancio comunale, e dunque sui cittadini pisani, è crollato come un castello di carte. SEPI, che probabilmente verrà cancellata da una norma della spending review, non è nelle condizioni di rispettare il contratto che ha sottoscritto. E come ha candidamente spiegato in Consiglio Comunale l’assessore al bilancio Viale, occorre comunque garantire la sostenibilità finanziaria dell’opera, non solo perché la Giunta “crede” in questo progetto giudicato come strategico per riqualificare il quartiere della Stazione (eppure si tagliano i fondi per completare la sistemazione di piazza Vittorio Emanuele e viale Gramsci), ma soprattutto perché, se non si rispettano i contratti firmati con le ditte costruttrici, le conseguenze per le casse del Comune di Pisa sarebbero ben più gravi. A questo si aggiungono le voci sulle resistenze in seno alla Polizia Municipale a trasferire il suo comando dentro SestaPorta e sulle difficoltà di INGV a sostenere i costi d’acquisto della nuova sede sempre all’interno dell’immobile (entrambe operazioni previste da un piano di autofinanziamento, che sembra far acqua da tutte le parti). Per non parlare della situazione del mercato immobiliare, che rende improbabile l’interesse di privati ad acquistare gli spazi ancora in vendita all’interno di SestaPorta, in cui si immagina di aprire negozi e boutique. Come sembrano lontani oggi i giorni in cui la Giunta Filippeschi scacciava a male parole il Progetto Rebeldía da via Battisti, minacciando di chiedere il risarcimento di onerose penali previste in caso di ritardato avvio dei lavori. Con l’affaire SEPI, le penali il Comune di Pisa le fa pagare a se stesso e in definitiva ai cittadini pisani. È l’esito di un modello di speculazione immobiliare e di una visione della città che mostrano un fiato sempre più corto, tanto più se si considera che per tenere in piedi il progetto SestaPorta si faranno tagli per oltre 6 milioni di euro su opere pubbliche certo più urgenti, dal sistema idrico che impedisca allagamenti ad ogni pioggia fino addirittura ai cimiteri… A questo si somma un mutuo acceso per 2 milioni di euro.
Se solo pochi mesi fa qualcuno aveva paventato che le crepe erano apertesi nei palazzi circostanti il cantiere di SestaPorta, e poi i successivi crolli al suo interno, preludessero a una nuova Grande Opera, dopo il parcheggio di Piazza Vittorio Emanuele, che affondava nei terreni acquitrinosi della città, ora è forte il timore che nei prossimi anni SestaPorta possa mangiarsi una bella fetta del nostro bilancio comunale. Pensando al “project financing” da 80 milioni di euro del People-mover un brivido freddo corre sulla schiena…
Progetto Rebeldía
Scheda dell’impatto sul bilancio comunale di Sesta Porta:
Prima dei chiarimenti dei giorni scorsi, tesi a occultare l’esatto significato dell’assestamento di bilancio 2012, con l’accantonamento di complessivi 8.220.000 euro per l’acquisto da parte del Comune della sede per SEPI all’interno di SestaPorta (nonostante SEPI abbia firmato un regolare contratto d’acquisto nel marzo 2010, che sarebbe tenuta a rispettare), la Giunta Filippeschi ha fatto calare il silenzio su un’operazione sempre più impervia, sia per le difficoltà tecniche, sia per i danni che la sua realizzazione sta già producendo ed è destinata a produrre al bilancio comunale.
L’ultimo intervento ufficiale risale al 15 febbraio scorso, a pochi giorni di distanza dall’apertura di gravi crepe nel cantiere di SestaPorta e negli edifici circostanti. Quel giorno il Sindaco visita il cantiere in occasione della firma per l’esecuzione dei lavori e assicura che termineranno “fra 365 giorni”, consegnando alla città “uno dei progetti urbanistici strategicamente più rilevanti per la riqualificazione di un’area importante della città e per le criticità della mobilità cittadina”. Dunque, entro il 15 febbraio 2013 dovrebbero essere pronti i primi edifici.
(fonte: http://www.comune.pisa.it/sindaco/?p=4894)
La data, oggi irrealistica, rappresentava già allora una marcia indietro rispetto a quanto dichiarato in precedenza, il 3 ottobre 2011, in occasione dell’avvio della seconda parte dei lavori di scavo per realizzare le fondamenta del nuovo edificio polifunzionale della “SestaPorta”, quello che una volta completato ospiterà la sede dell’Istituto nazionale di vulcanologia e i nuovi uffici di Polizia Municipale, Pisamo, Cpt e Sepi. Il sindaco si diceva allora certo di “concludere i lavori, come previsto da cronoprogramma, entro dicembre 2012”
(fonte: http://www.comune.pisa.it/sindaco/?p=4297)
Naturalmente, il riferimento è all’edificio polifunzionale, quello nel quale le vendite degli spazi avrebbero dovuto assicurare l’autofinanziamento totale dell’operazione e la realizzazione del Parco delle Mura, mentre in un intervento del 1 marzo 2011, il Sindaco fissava la data di chiusura del cantiere vero e proprio al maggio 2013.
(fonte: http://www.comune.pisa.it/sindaco/?p=2915)
Il Progetto Rebeldía e Legambiente denunciarono già nel 2009 i rischi dell’intera operazione, e in particolare l’irrealizzabilità del Parco delle Mura. Si scriveva: “L’aspetto di cui vorremmo parlare questa volta è legato ad uno dei punti forti, secondo l’Amministrazione, del progetto Sesta Porta, ovvero l’equilibrio finanziario dell’operazione (…).Grazie alla costruzione di un nuovo edificio e alla sua vendita sarà possibile finanziare sia il deposito degli autobus, sia le altre funzioni pubbliche che troveranno sede nell’area. Secondo i piani originari dell’Amministrazione con i ricavi si sarebbe dovuto realizzare anche il parco urbano delle mura. È bene dire da subito che tutto ciò è smentito dai documenti: nel piano finanziario della Sesta Porta non vi è traccia del parco delle mura, così come non se ne parla nel bando della progettazione vinto dallo Studio Valle”. E si chiariva: “non esiste alcuna previsione sui tempi di realizzazione, sui costi e sulla sostenibilità finanziaria. È facile capirne il perché: il piano finanziario originario (Piano Attuativo del febbraio 2006) prevedeva un costo dell’opera di circa 6 milioni di euro. Dopo un’analisi più attenta il costo è diventato 26 milioni di euro (delibera del consiglio comunale del 19 aprile 2007), a fronte di un ricavo previsto di 29 milioni di euro. Ad oggi si parla di un costo di circa 30 milioni di euro, destinato probabilmente a salire… E se dei costi è possibile fare una stima precisa (anche se i tecnici comunali nel giro di 3 anni si sono visti costretti a quintuplicare l’importo iniziale), altrettanto non possiamo fare per i ricavi. Ci sembra chiaro che un piano finanziario di 2 anni fa non sia attendibile, vista la crisi in atto e il crollo del mercato immobiliare”.
A questo si aggiungono altri gravi elementi:
– nel maggio 2009, addirittura in assenza dell’abilitazione all’esecuzione degli interventi, rilasciata solo nel luglio di quell’anno, l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) firma un contratto da 9.000.000 di euro per l’acquisto da Sviluppo Pisa s.r.l. di uno spazio di 3000mq all’interno di SestaPorta da consegnare “entro il 14 maggio 2013, altrimenti il contratto prevede delle penali per ogni giorno di ritardo sulla consegna”
(fonte: http://www.comune.pisa.it/sindaco/?p=1139).
INGV ha mai pagato questi 9.000.000 di euro? Potrà farlo? E Sviluppo Pisa è in grado di rispettare i tempi di consegna?
– risultano ancora invenduti ca. 1500 mq di spazi in area commerciale e 900 mq di uffici direzionali, pari al 30% della superficie. A quanto ammonta la cifra prevista dalla vendita? E in caso di mancata vendita, date le evidenti difficoltà finanziarie, chi coprirà la spesa necessaria alla copertura dei costi di realizzazione di questa parte di SestaPorta?
Se si sommano gli oltre 8.000.000 di euro di debito sul bilancio pubblico già prodotti da SEPI, il 30% ancora invenduto, i dubbi sui 9.000.000 di euro che INGV deve pagare, per non parlare dei rischi che oltre a SEPI, anche Pisamo, proprietaria di Sviluppo Pisa, venga soppressa in base alla “Spending Review”, le ombre sull’intera operazione si fanno cupissime. Chi pagherà i soldi che mancano per concludere i lavori di realizzazione di SestaPorta? Se verrà seguito lo stesso esempio di SEPI, il Sindaco avrà ancora il coraggio di raccontare ai cittadini la storiella della Grande Opera “totalmente autofinanziata”, “senza alcun aggravio per le casse comunali?”.
Le conseguenze per i cittadini sono ad oggi evidenti. Secondo quanto relazionato dall’assessore Serfogli nel Consiglio Comunale del 29 novembre scorso, fra le opere pubbliche che verranno tagliate per l’acquisto della sede di SEPI (un ente di probabile soppressione imminente, per il quale, peraltro, si erano già stanziati 2.000.000 di euro nel bilancio comunale 2012 sotto la voce “acquisto immobili”, rivelando così che quanto sta accadendo non è esattamente un sorpresa) vi sono:
– Completamento piazza Vittorio Emanuele e riqualificazione di viale Gramsci (progetto Stazione: riduzione di 554.900 euro);
– Recupero aree accoglienza turistica alla Cittadella (progetto PIUSS non funzionale: riduzione di 962.139 euro);
– Intervento ampliamento cimiteriale (Putignano – riduzione di 500.000 euro: Riglione – riduzione di 450.000 euro; S. Michele Scalzi – riduzione di 400.000 euro; realizzazione di un nuovo blocco – riduzione di 300.000 euro; area crematorio: riduzione di due interventi per complessivi 200.000 euro
– Manutenzione ponte Solferino (riduzione 450.000 euro)
Questi elementi si sommano a precedenti tagli già stabiliti nelle più varie direzioni, fra cui i 275.000 euro per il piano idraulico di Pisa nord.