GIORNI DA SINGLE: Speed Date

Ho preso coraggio. Finalmente ce l’ho fatta. Sono andato ad uno speed date. Una di quelle serate per conoscere nuove persone.

Dopo la separazione man mano è cresciuto il bisogno di conoscere nuove persone. Mi lancerò in nuove esperienze, diverse, folli, trasgressive, forse. L’uomo sposato e apparentemente felice di una volta non c’è più. Quello vero deve ancora uscire….

Lo speed date, dicevo.

Arrivo al bar e trovo un mucchio di gente. C’è l’apericena compresa nel prezzo. Ragazzi che si spintonano gentilmente per raggiungere le tartine, che nel frattempo finiscono. Ragazze che conquistano un posto sicuro al bancone e non lo mollano più.

Una rapida occhiata in giro: sì c’è un uomo più grande di me… meno male. Toh eccone un altro.

Le ragazze… carina quella, quanti anni avrà? Forse 24 , 25… che ci sta a fare qua? E quella? Avrà 49/50 anni… bah…

Colleziono nel mio piatto di plastica due tramezzini ammiccanti, tre tartine burro e salmone e un po’ di insalata russa, il tutto spolverizzato di carote alla julienne. Cerco un equilibrio interiore che mi consenta di far arrivare al tavolo (tre metri di percorso, un abisso) almeno metà spritz.

Ceno, anzi apericeno scrutando il panorama della calca composta scompostamente da uomini e donne che cercano di mantenere un certo tono pur nel mezzo della turbolenza.

Ci chiamano di sopra. Una brava animatrice, simpatica anche se per contratto, controlla i nominativi delle prenotazioni e ci dà un numero adesivo, una griglia con righe numerate e una schedina per appunti. Così per le donne. (Ma perchè le donne pagano meno?)

Entriamo tutti in una sala fatta più o meno ad elle. Saremmo in tutto una cinquantina.

Le ragazze si siedono sui divanetti lungo le pareti, in ordine numerico crescente. I ragazzi cercano la donna corrispondente. Nel mentre l’animatrice simpatica spiega il gioco.

In tre minuti dobbiamo presentarci alla donna numerata che abbiamo davanti e poi scrivere SI o NO sulla griglia a seconda se ci è piaciuta o no. Così fanno loro. Nei giorni successivi lo staff incrocierà tutti i SI e invierà i match realizzati ai corrispondenti indirizzi di posta elettronica. E qui finisce tutto. O comincia.

 

Cosa dico in tre minuti ad una ragazza che non conosco? Faccio il simpatico? Il macho? La guardo fissa con intenzioni ipnotiche? Le chiedo se vuole venire a letto con me?

No, cerco di essere me stesso, è l’unica.

Bene.

Nome, che mestiere faccio, dove vivo. Ok, come fare il settequaranta. Risposta: nome, che mestiere fa, dove vive.

Correggo il tiro: cosa ti aspetti da uno speed date? Ma, nulla sono venuta per gioco…

 

Cosa dico di me? Chi è “me”? Come voglio farmi conoscere?

… Ma io, mi conosco?

Acc… mi sono accartocciato da solo…

Per niente facile parlare di se stessi in pochi secondi…

Per niente facile avere un’immagine mentale di se stessi da presentare come un biglietto da visita.

E se poi non piaccio? Ma io mi piaccio? Se non mi piaccio come posso piacere agli altri? Passerà questa cosa…

Uso il non verbale: viso disteso, la guardo negli occhi, le mani che gesticolano ma non troppo, ben seduto sulla sedia, non troppo vicino per rispettare le distanze, non troppo lontano per non comunicare distacco. Ok ci sono….

Ma ora che dico? Nome, mestiere, dove vivo….

Novità!!!! Quanti anni mi dài? …..

Miseria.

Ci ha azzeccato.

Iam Solo

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