Il 22 gennaio è uscito il secondo album ”La legge di Barabba” dei bolognesi LeMoscheDaBar su Etichetta Latlantide, distribuito fisicamente da Edel Italia e disponibile in download presso tutti i principali internet Music Shop.
Le Mosche Da Bar [Gus Ramone-voce + Trebbo-basso (ex Rude Pravo), King Freak-chitarra (ex Los Regis), Rock Merini-batteria (ex Dna2 e Rude Pravo)], band fondata nel 2008 dal batterista Rock Merini, riunisce Rockers di grande esperienza dell’undergroud bolognese come Gus Ramone, Trebbo e King Freak, “Avevamo bisogno di respirare aria più leggera”, dice Rock Merini, “…di recuperare l’entusiasmo di suonare senza pressioni…” ecco l’idea geniale, mettere assieme un gruppo di amici e fare rock, così come viene, con genuino entusiasmo, alla “vecchia”.
La musica è Rock a 360°, LE MOSCHE DA BAR vogliono essere liberi di suonare quello che gli piace, dice il cantante Gus Ramone “se ci va di fare un pezzo punk alla Ramones, lo facciamo, idem un pezzo tosto e lento all’Audioslave” o come preferisce il chitarrista Mirko King “più veloce stile Gun’n Roses o ACDC”, possiamo farlo… non abbiamo preclusioni di sorta, dice Trebbo, il bassista.
La scelta del nome rispecchia la filosofia della band: Il Bar è un luogo fisico, ma anche immaginario, dove ci si confronta, si parla di musica, di politica, di donne e di uomini, di calcio, salute, welfare e trasporti: è un crocevia di amori perduti, vite spezzate, entusiasmi, risate e tragedie, “Al Bar non si è mai soli”, recita un vecchio adagio… “L’Oste Onnipresente rispecchia il Divino ed è il nostro psicanalista a cui raccontiamo le nostre tribolazioni e lui è sempre lì, amichevole e rassicurante; Lui esiste, noi lo sappiamo e per questo ci sentiamo meglio, entrate pure, il Bar è aperto! c’è posto per tutti”.
”La Legge di BARABBA” (Latlantide – 2013) è il titolo del secondo album dei LE MOSCHE DA BAR, rispetto al primo disco “Alla canna del gas” (Ansaldi Records – 2010), presenta dieci nuovi brani cattivi, più Rock, con qualche concessione ai buoni sentimenti...”tutti quanti ‘nà colpa da confessare…”, sperimentando nuovi percorsi personali, i brani hanno preso un sound più evoluto, accompagnato da testi in italiano più incisivi.