Il piano finanziario progettato da Comune e Sviluppo Pisa per la costruzione della Sesta Porta mostra ancora una volta le sue crepe: non è autofinanziato – come volevano far credere – e grava pesantemente sulle casse comunali. Come denunciamo da anni ormai, il Comune si è impegnato in un progetto faticoso che non decolla e nulla offre di positivo per la collettività. E così, dopo l’acquisto da parte del Comune della porzione di Sesta Porta dove dovrà andare Sepi – acquisto che ha richiesto una variazione di bilancio e un impegno di oltre 8,2 milioni di euro, di cui 4 con accensione di un nuovo mutuo – è a rischio l’unico contratto che ad oggi sembrava l’elemento certo della Sesta Porta, ovvero quello siglato con l’Ingv.
È di qualche settimana fa infatti una delibera di giunta con la quale si prende atto delle difficoltà finanziarie dell’Ingv, difficoltà che hanno prodotto un ritardo nel pagamento dei circa 9 milioni di euro per gli oltre 3.000 mq fra laboratori e uffici, acquistati dall’Ingv all’interno della Sesta Porta. Contestualmente, il Comune ha concesso a Pisamo un allungamento dei tempi – fino a quando non si sa – per il pagamento del canone d’affitto di azienda: una cifra che si avvicina ai 5 milioni di euro per il 2013. Questi soldi, invece di tornare nelle casse comunali verranno spesi per il completamento dei lavori della Sesta Porta tramite Sviluppo Pisa.
Ma non basta: i tempi corrono e una parte dei lavori avrebbe dovuto già essere finita. Nonostante la Sviluppo Pisa abbia dato mandato ad una società immobiliare – la Ipi Intermediazioni – per vendere gli spazi rimasti invenduti, e così trovare nuova liquidità, il Comune si è già trovato costretto a sborsare almeno 13 milioni di euro – fra acquisto della nuove sede Sepi e dilazione del pagamento di Pisamo – pur di proseguire in un’impresa ormai troppo avanzata per fermarsi.
Anche la scelta dell’advisor cui Sviluppo Pisa ha affidato la vendita della Sesta Porta non è priva di elementi stridenti. Ipi intermediazioni – società già sotto i riflettori per essere stata nelle “mani” di personaggi come Danilo Coppola – a Pisa è già presente come intermediatrice immobiliare del nuovo Cosmopolitan Village, dell’ex Enel in Lungarno, delle residenze e degli spazi commerciali del porto di Marina. Un elenco di operazioni che mal si conciliano con i proclami di sostenibilità e lungimiranza fatti dalla giunta in questi anni, tutte accomunate dal carattere speculativo di privati che hanno trovato a Pisa nuove sponde di rendita a scapito degli interessi pubblici, con la complicità del Comune stesso.
Domandiamo nuovamente: la Sesta Porta era necessaria? Nelle intenzioni originarie della riqualificazione dell’area della stazione, ricordiamo, il Comune aveva anche previsto un parco urbano delle mura, ad oggi rimosso dal piano degli interventi. L’intero quartiere avrebbe subito una trasformazione tale da risultare migliore, più aperto ai cittadini, più verde, meno congestionato dal traffico e dallo smog. E il tutto sarebbe stato fatto in tempi rapidi: “L’obbiettivo è quello di completare l’intervento entro fine mandato”, diceva l’assessore Fabrizio Cerri sulla rivista Locus nel numero monografico dedicato alla Sesta Porta del 2009. Ora siamo a fine mandato ma della Sesta Porta vediamo solo l’ingombrante cantiere che offusca via Battisti, i suoi costi nel bilancio comunale e il suo distacco ormai netto dal resto degli interventi – più piccoli e meno costosi – di cui avrebbe bisogno il quartiere stazione.
Ad oggi di quella riqualificazione non si vede niente, al contrario, molti degli interventi che avrebbero dovuto essere fatti per il quartiere stazione, sono stati rimossi dal piano delle opere pubbliche per finanziare la Sesta Porta. Le gioie che questa avrebbe dovuto dare al sindaco in scadenza Filippeschi e alla sua giunta, nonché ai vertici di Pisamo e Sviluppo Pisa, tardano ad arrivare. Ad oggi solo dolori, come quelli rappresentati dai 2.200 mq ancora invenduti, per un totale di 8,3 milioni di euro che mancano all’appello.
Poniamo nuovamente la stessa domanda che abbiamo posto qualche mese fa: in caso di mancata vendita chi coprirà la spesa necessaria per il completamento della Sesta Porta? Potranno ancora dire questo sindaco e questa giunta a fine mandato che si è trattato di un’opera “senza alcun aggravio per le casse comunali”?
Progetto Rebeldìa