La strategia top-down, si adatta ad un popolo numeroso dotato di un’organizzazione politica centralizzata, come per esempio la Toscana. È una regione con dieci province più o meno grandi, dove è impossibile che ogni abitante arrivi a conoscere bene l’intero territorio. Talvolta un problema originatosi in una parte remota della regione, finisce col ripercuotersi negativamente anche nel modo di vivere di chi abita lontano dalla zona direttamente colpita dal danno ambientale, tuttavia non è percepito nell’immediato e si ha l’impressione di subire i cambiamenti in totale passività, anche se l’Istituzione Regionale pubblica nel proprio bollettino (BURT), quelle ordinanze che andranno a modificare drasticamente un territorio rispettato ed amato da chi vi abita. E se non si è a conoscenza del Bollettino o dell’Albo Pretorio, capita spesso che un burocrate ci dica: «La legge non ammette ignoranza! Noi abbiamo diramato le ordinanze attraverso i nostri sistemi d’informazione, spetta al singolo cittadino preoccuparsi di consultarli!» E qui c’è da restare basiti sulla nostra “ignoranza inevitabile” che può dipendere da fattori soggettivi, o da fattori oggettivi, come l’eccessivo numero di leggi e successive modifiche, e la loro difficile reperibilità in Internet.
Ad ogni modo, una volta presa coscienza della minaccia, si costituisce un Comitato Cittadino (come ad esempio quello del “No Cave della Val di Chiecina”), formato solitamente da un piccolo gruppo di persone, che protestano civilmente.
A nulla valgono gli accorati appelli di chi vive quotidianamente del frutto naturale della terra; ed un sindaco potrebbe facilmente ignorare la faccenda, ricorrendo alla giustificazione seguente: «i problemi dei pochi non mi riguardano poiché gli interventi che andremo a fare, sono piuttosto lontani agli occhi dei più, e se ci saranno delle ripercussioni negative, queste tarderanno molto a farsi sentire!»
Dall’altra parte di un confine invisibile, potrebbe esserci un altro sindaco portato a sorvolare sui problemi presenti in una zona che non è di sua competenza. Per esempio, potrebbe ignorare o far finta di ignorare sulla deforestazione ed il martirio di un paesaggio leonardesco, dando per scontato che esistono tantissimi alberi altrove, pur senza aver verificato di persona se ciò che pensa sia vero o falso, ma se il terreno in questione è tartufigeno, allora può scomodarsi ad apporre una firma su una petizione; tanto per pulirsi la coscienza e nulla di più.
In questo caso, le conseguenze dannose di comportamenti poco responsabili, ricadrebbero sulle generazioni future, che oggi non possono votare e tanto meno lamentarsi; peggio ancora, i giovani sedotti dalla politica (di parte), potrebbero prendere per normale, una gestione del territorio come sta accadendo nelle zone confinanti tra Palaia e San Minato, dove sono previsti tre siti d’escavazione per la sabbia ad uso edilizio.
Si ricade nella solita giustificazione: «Abbiamo bisogno di sabbia estratta nel nostro aerale, perché farla venire da lontano ha un costo maggiore, e poi serve per il rilancio dell’economia locale; pensate alle tante imprese edili ferme, e quei muratori che non sanno come arrivare alla fine del mese…»
Dice il saggio: «L’eccessiva specializzazione, porta ad una lenta morte, all’estinzione.»
Agli “artisti della politica”, attuatori del bipensiero Orwelliano.
A tutti i cittadini; che il vostro voto non deleghi i politici a pensare per voi. Dovreste invece spegnere la Tv e pretendere di abbattere il muro dei limiti soggettivi ed oggettivi.
Per una politica partecipata; per una gestione del territorio che parta dal basso, verso il bene comune; per una burocrazia più snella e comprensibile.