LA MOLTIPLICAZIONE DEI PANI E DEI PESCI

Sostengo quanto segue fin dal 2008, agli albori della crisi economico-finanziaria che ci opprime. Per per apprezzata nomina dell’amico Luca fui introdotto nella commissione Bilancio del Comune di Pisa. Ben presto dovetti riconoscere che la mia partecipazione in quel consesso era inutile in quanto inascoltata e me ne uscii.

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Sono tendenzialmente un liberista e dunque non credo particolarmente nella teoria Keynesiana e nell’opportunità della spesa pubblica finalizzata alla miracolosa moltiplicazione del reddito. Per quanto ne so io non esiste economista, governante o stato per quanto potente (come l’America, Cina o recentemente la Germania) che possa compiere il miracolo di moltiplicare il reddito per alleviare la fame del popolo. Il Giappone ci sta provando con la Abenomics espansiva e la stampa di Yen a tutto sdeo infischiandosene del debito pubblico (che, in relazione al PIL è il doppio di quello Italiano… ). Ma è tardi e i risultati sembrano contraddittori a conferma che la ripresa non si determina per decreto governativo. Potrebbe riuscirci solo un nuovo Redentore inviato dal buon Dio sulla terra per replicare una “moltiplicazione dei pani e dei pesci” per altro non limitata ai cinquemila seguaci che avevano seguito il Cristo a Tiberiade sul mare di Galilea. Penso però che l’inverso (che è comunque un intervento di stato e dunque anti-liberista) ovvero il taglio drastico della spesa, altrimenti definibile come divisione dei pani e dei pesci fino a ridurne la quantità ai cinque pani d’orzo ed ai due pesci che il discepolo Andrea fratello di Simon Pietro offrì a Gesù, sia possibile. A mio parere ciò risulta dimostrato dalla politica di austerità, di restrizione monetaria e di avidità fiscale. La popolazione europea, in particolare quella dei popoli mediterranei, già disponeva di poche risorse per sfamarsi, anche a causa della crisi finanziaria innescata dal crollo di una finanza speculativa proveniente da oltre oceano, grazie ad un welfare statale superiore alle possibilità dell’economia reale di produrre beni e servizi in quantità sufficienza per sostenerlo. Ma per rendere la situazione insostenibile era necessario che la politica si inventasse qualche provvedimento ulteriore e ben più potente, come l’austerity economico-finanziario-fiscale. Il sequestro delle disponibilità liquide dei cittadini, portato all’eccesso, ha incontestabilmente ottenuto l’effetto-causa del circolo vizioso. La drastica divisione-riduzione del reddito dei popoli ha risucchiato i popoli nel gorgo della recessione. L’austerità è un intervento esterno che distorce il normale svolgersi degli eventi ed il libero dispiegarsi delle riserve di forza di cui dispongono, in misura maggiore o minore, tutti i cittadini, gli operai, gli imprenditori e la stessa finanza “pulita” da attivare all’occorrenza nell’intento di contrastare le avversità e di migliorare le proprie condizioni di vita. In sostanza la politica monetaria rigorista ha impedito, al sistema immunitario del mercato, di liberare gli anticorpi di cui il mercato dispone contro l’infezione della crisi. Oggi, nel giugno del 2013, che gli interventi della Comunità Europea (caldeggiati dalla Germania) siano il fattore principale di una situazione tragica che probabilmente sarebbe rimasta nei limiti del tollerabile, vengono, parzialmente e comunque sotto voce, riconosciuti dalla stessa UE, ma non siamo ancora giunti ad una inversione di tendenza della politica, il sistema economico e quello industriale sono stati quasi completamente distrutti, forse è troppo tardi e comunque la ripresa, quando e se si affermerà, sarà lenta e faticosa come non sarebbe stato se non ci avesse messo lo zampino l’austerity. Oltre a molti altri premi Nobel, lo stesso Krugman (che non è un liberista) sostiene da tempo che il rigore e l’austerity degli odierni “dottori dell’economia”, alcuni dei quali di estrazione e tendenza bocconiana, hanno ottenuto l’effetto opposto a quello voluto. Un po’ come i medicastri medioevali: al sofferente di passeggera influenza o normale costipazione, non sapevano far altro che prescrivere salassi e purghe. La terapia generalmente produceva un aggravamento delle condizioni del debilitato e veniva dunque reiterata in modo sempre più aggressivo. Spesso accompagnava il malato fino a sicura morte. E stesso successo avrà la politica europea se verrà reiterata, prima porterà alla morte dell’economia, poi dell’Europa ed infine degli europei a cominciare da Greci, Portoghesi, Spagnoli ed Italiani. Evviva ed amen.

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Alessandro Tantussi

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