Cosa esporteremo, allora, il petrolio?

Attenzione! Ci “colonizzano” portandoci via i simboli storici dell’italianità.

Il mio non è un avvertimento sciovinista ma il timore che ci sputtaniamo anche il “Made in Italy”.

 

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Recentemente i Turchi si sono comprati la Pernigotti, una piccola azienda italiana produttrice di cioccolatini.  E’ una notizia di poco conto, in fondo si tratta solo di una piccola azienda. Ma, sia pur piccolo, è un altro pezzo d’Italia che se ne va.

Un po’ come la Nestlè che si comprò la Buitoni (spaghetti) e di conseguenza anche la Perugina e i suoi Baci.

Così come è già successo per la pizza, gli spaghetti il vino e molte alte cose, quando la moda, le scarpe, il cibo, il design, la cioccolata Italiani (e magari anche il marchio Vespa, visto che io sono nato a Pontedera) saranno gestiti dall’estero, l’Italian Style non sarà più Italiano, anzi cesserà di esistere.

Ma allora all’estero non venderanno più nemmeno quella miriade di piccole aziende di mobili, abbigliamento, scarpe, tessuti o di eccellenze nel campo del cibo che oggi, oltre a realizzare un prodotto di qualità, sono assolutamente favorite dall’essere considerate espressione del Made in Italy, solo per il fatto di essere Italiane. Oggi nel mondo sono preferite ad aziende Cinesi o Vietnamite, Indiane o Coreane che, sia pur realizzando magari ottimi prodotti, non possono fregiarsi della tradizione Italiana. Dopo non ci resterebbero che gli occhi per piangere.

Cosa esporteremo, allora, il petrolio?

Qualcuno mi ha risposto: “Il 50% se non di piú della componentistica della Vespa proviene dal sud-est asiatico, di Made in Italy ormai ha ben poco….”

Questo succede probabilmente anche per molte lavorazioni di Ferragamo, Gucci o Armani, tanto per fare qualche nome. Ma significa ben poco. Certo, meglio sarebbe se la produzione fosse tutta Italiana, non è questo il problema, specialmente per un prodotto “simbolo” ma nato parecchi anni fa. Oramai la Vespa “è” made in Italy nel’immaginario collettivo e rappresenta un prodotto dell’inventiva Italiana. Poi magari la Honda e la Yamaha fanno scooter persino migliori, però la cara e vecchia Vespa rimane un MITO ed un ambasciatore della creatività italiana.

In un certo senso ha una importanza relativa dove vengono prodotte oggi le componenti della Vespa. Sarebbe illusorio pensare che l’Italia possa produrre a costi competitivi le parti di un prodotto “maturo” come lo scooter della Piaggio. Non deve essere quello lo scopo che ci proponiamo come sistema Italia.  Noi dobbiamo mantenere in Italia prima di tutto il centro pensante, l’ideazione e la progettazione delle cose che verranno prodotte magari all’estero, ma  in modo da trattenere in Italia la ricchezza che deriverà dalla loro produzione e commercializzazione in tutto il mondo a prescindere da chi ne produce le varie componenti. Per fare l’esempio della Pernigotti comprata dai Turchi, o della Perugina con i “Baci”: gli stranieri si comprano l’azienda non perché sia difficile produrre un cioccolatino altrettanto buono, magari copiandolo. Il fatto è che nel mondo un cioccolatino buono come un “Bacio”  Perugina e con l’aspetto di un Bacio Perugina non se lo comprerebbe nessuno se non avesse in sé l’immagine di essere un prodotto Italiano e si chiamasse con un nome cinese.

Ma quando dovesse accadere che Armani, Ferragamo, Gucci, la Vespa, la Ferrari venissero acquisite da qualche multinazionale (il rischio c’è perché il valore dei marchi è enorme) saremo veramente del gatto, dovremo diventare tutti Cinesi o Vietnamiti, lavorare come ciuchi 14 ore al giorno per produrre a basso costo quello che magari è stato disegnato in Cina o in Vietnam. Per ora siamo su quella strada, diamoci una regolata.  

alessandro tantussi

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  1. L’emittente TV americana CNN ha chiesto a 12 esperti internazionali (autorità mondialmente riconosciute nel campo del design) di individuare le idee che hanno segnato la creatività industriale negli ultimi 100 anni. La Vespa è tra i 12 oggetti cult

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