Per ora scrivo solo l’introduzione. Leggete e fatemi sapere se vale la pena andare avanti. Altrimenti desisto.
Nel mio immobile peregrinare davanti ad un 32 pollici ho scoperto una cosa sull’infinito. Non quello di tal Giacomo Leopardi, romantico Conte Taldegardo Francesco di Sales Saverio Pietro. Quella lirica composta di 15 endecasillabi sciolti, per quanto forse più apprezzabile di quello che sto per raccontarvi, poco aggiungeva allo scientifico scibile umano. Questo raccontino, pur non essendo una rivelazione scientifica, potrebbe aggiungere qualche nuova conoscenza a chi, distratto ed in tutt’altre faccende affaccendato, non dedichi allo spappolamento del proprio cervello il tempo che io, spappolato il ginocchio sinistro e dunque piuttosto limitato nel muovermi fisicamente, ho tempo da perdere davanti al più inutile degli elettrodomestici, ovvero la tivvù. Apprendo cose e viaggio con il pensiero spippolando fra gli innumerevoli canali del digitale terrestre mentre mi sottopongo alla quotidiana flebo di antibiotici.
Ho scoperto che l’infinito, nel senso spazio-temporale del termine, è una cosa davvero piuttosto grossa, nella quale si trova letteralmente di tutto, in quanto l’infinito tutto comprende, ivi compreso quello che sembrerebbe impossibile. Non so se la seguente definizione di infinito sia matematicamente corretta, ma in sostanza l’infinito è un insieme così grande che contiene infiniti sotto-insiemi anch’essi singolarmente infiniti quanto a dimensioni. Dunque nell’infinito ci sta tutto e tutto è possibile, esattamente come sul tavolo del biliardo. Ora pare che anche l’universo sia, non solo piuttosto grande, ma addirittura infinito. Se uno viaggia per il cosmo senza curarsi di dover tornare a casa per l’ora di cena, avrà modo di scoprire cose incredibili. Il suo percorso non finirà mai e, cammina, cammina, cammina… prima o poi troverà di tutto, per definizione. Non è solo destinato ad incontrare un pianeta simile al nostro, il che sarebbe ancor poco. Nell’infinito tutto esiste ma proprio tutto. Prima o poi s’incontrerebbe perfino, che so, il Gatto Mammone, Biancaneve o un biglietto vincente del Superenalotto (anche se sarebbe piuttosto difficile tornare indietro per incassarlo). E lasciamo perdere il concetto di universi paralleli, che il discorso si farebbe non solo infinito, ma financo noioso. Tornando ai mondi, sul genere della Terra, che si possono incontrare nel cosmo in quanto inevitabilmente esistenti, si deve ammettere persino l’esistenza di pianeti ESATTAMENTE uguali al nostro, che ruotano attorno ad un sole esattamente uguale al nostro, ed abitato da persone esattamente uguali a noi che vivono esattamente la nostra sessa vita e compiono esattamente le stesse azioni che compiamo noi esattamente nello stesso istante. Da qualche parte c’è un altro Alessandro che sta scrivendo, magari con meno errori di ortografia, la stessa cosa che scrivo io in questo momento. Ma il bello è che non ce n’è uno solo, ma addirittura infinito è il numero degli Alessandri come me. Dubito solo che ne possa esistere uno che a) non fuma b) non beve c) non litiga con la sua Maria a causa dei punti a) e b). Ma questa è un’altra storia.
Se la teoria dell’infinito fosse vera, e che possa essere vera non lo dico io ma parecchi scienziati con i controfiocchi, sarebbe vero anche il racconto che mi accingo a sottoporvi. Tanto vale che lo scriva il più fantastico possibile, tanto chemmefrega, è vero!
Nel verdissimo e remoto pianeta Mongo, che ruota attorno al sole di Gig, sperduto in qualche angolo della galassia di Hulk, alligna un esserino piuttosto singolare…