Il venerdì 13 non è una data ritenuta particolarmente fausta ma, scaramanzia a parte, di certo non è una data fortunata per la sezione distaccata del Tribunale di Pontedera. Venerdì 13 settembre, dopo 250 anni di amministrazione della giustizia, quello che si chiamava Palazzo Pretorio chiude i battenti. Ma non è una bella cosa. Non lo è per l’amministrazione della giustizia, che si ingolferà ancora di più nel già ingombro Tribunale di Pisa (ci domandiamo: dove verranno reperiti gli spazi?). No lo è per i 27 dipendenti che lavoravano a Pontedera. Non lo è per gli avvocati di Pontedera e dintorni, che dovranno recarsi a Pisa e saranno costretti a scaricare i costi sui loro clienti. Non lo è per quello che si può definire “indotto” bar, ristoranti, copisterie, tecnici, consulenti… Non lo è per la giustizia penale, ma soprattutto per quella civile. Non lo è per i cittadini che, già recalcitranti nell’affidarsi alla sgangherata giustizia italiana, ora dovranno anche spendere più tempo e più denaro se vorranno far valere un diritto in giudizio. Son sempre più numerosi coloro che si rassegnano a lasciar perdere. Non lo è per le casse dello Stato perché non ci sarà alcun risparmio, anzi, i costi di trasferimento, la necessità di reperire nuovi spazi (o nuovi palazzi?) all’ombra della torre pendente e lo stravolgimento del servizio saranno motivo di costi e tempi dilatati. Si fregano le mani, invece, gli avvocati di Pisa: una fettina di mercato in più se l’accaparrano di sicuro. Pontedera perde un pezzo di storia e nel trasloco si perderanno anche un tot di fascicoli. Intanto la prima cosa che manca sono gli scatoloni: nessuno ha pensato a provvederne per trasferire in modo organizzato e sicuro la gran mole di carte. Le udienze che erano programmate subiranno rinvii… e poi si vedrà. Se si perderanno i fascicoli coloro che sanno di perdere la causa in sede civile o di essere condannati in sede penale non si lamenteranno.
alessandro tantussi