J Colors e il grigiore del cemento. Una speculazione edilizia di milioni di euro!

J Colors e il grigiore del cemento. Richiesta la variante a fini residenziali

muro_colorato_446x336

Una gigantesca speculazione edilizia da decine di milioni di euro: da sempre è stato questo il progetto della J Colors sugli spazi dell’ex-Colorificio Toscano in via Montelungo. Un progetto, formalizzato al sindaco di Pisa lo scorso 15 luglio e di cui siamo venuti a conoscenza in questi giorni, che prevede la richiesta di una variazione della destinazione d’uso dell’area a fini residenziali, allo scopo di realizzare appartamenti per un totale di 35 mila metri cubi.

Lo avevamo già denunciato nel libro “Rebelpainting. Beni comuni e spazi sociali: una creazione collettiva” e oggi una simile richiesta non fa che confermare quanto noi abbiamo scritto e invece dalla proprietà è stato per molto tempo negato.

La J Colors, la stessa che ha licenziato decine di operai e delocalizzato un marchio storico della città, è giunta venti anni fa a Pisa per un interesse puramente speculativo. Sempre quella multinazionale che non ha alcun interesse a riprendere l’attività produttiva, come dimostra lo stato di abbandono in cui versa la fabbrica ormai da oltre 5 anni. E ancor di più lo dimostra il fatto che dal 2010 l’immobile di via Montelungo è stato dismesso, tanto che dall’aprile 2012 l’azienda ha comunicato ufficialmente la cessazione dell’unità operativa, unità che era già stata sospesa negli anni passati con il licenziamento degli ultimi operai nel gennaio del 2009, atto conclusivo di un progressivo processo di smantellamento dell’impianto di produzione.

E ora la richiesta di variante per continuare a speculare sul territorio: ogni dubbio è così definitivamente fugato.

Quello della J Colors è un progetto che viene da lontano. Torniamo infatti alla seconda metà degli anni Novanta. L’atto d’acquisto con cui J Colors diventa proprietario del marchio del Colorificio Toscano – primo e vero oggetto dell’interesse della multinazionale per rafforzare la propria posizione nel mercato delle vernici – e dell’immobile in via Montelungo è del primo settembre 1998.

In realtà, però, nel corso di tutto il 1997, cioè prima della firma dell’atto d’acquisto, la J Colors ha ripetuti incontri con alcune società locali, in particolare la San Rossore Srl, per vendere l’immobile di via Montelungo nell’ambito di una complessa operazione finanziaria. Secondo il citato progetto, da un lato la struttura produttiva del Colorificio si sarebbe spostata in dimensioni molto ridotte a Ospedaletto; in cambio, con una variante di destinazione d’uso dell’area a fini residenziali e commerciali, la multinazionale avrebbe goduto di un grandissimo ritorno economico nella vendita dell’ex-Colorificio.

Di fatto l’operazione, che prosegue per tutto il 1997 attraverso incontri con l’amministrazione comunale per sondare la disponibilità delle autorizzazioni su Ospedaletto e della variante su via Montelungo, non va in porto, anche perché il possibile partner, ovvero la San Rossore Srl non ha la solidità finanziaria per concludere l’affare.

La J Colors non riesce quindi a chiudere preventivamente la vendita prima dell’acquisto che, come dicevamo, viene formalizzato il primo settembre del 1998. Lo stesso Junghanns torna alla carica pochissimi giorni dopo l’acquisto, dando indicazioni esplicite a sondare su Pisa le possibilità di vendita del vecchio stabilimento toscano. Fa così contattare la maggior parte delle imprese edili presenti, professionisti interessati, istituzioni come l’Università o altre aziende locali, che potrebbero essere interessate all’area per future espansioni.

I sondaggi partono subito. Ai primi di ottobre si svolge un incontro con Franco Forti per verificare un suo interessamento, ma i costi dell’operazione e i possibili proventi non sono sostenibili per l’imprenditore pisano che non crede nella possibilità di un ritorno economico sufficiente con la costruzione di nuove strutture residenziali nell’area. Da allora nulla è cambiato, ma solo peggiorato, con i cicli della crisi finanziaria che colpiscono anche il nostro territorio dal 2008 e vanificano ogni possibilità di profitto attraverso speculazioni edilizie.

Un’area che nel gennaio del 2013, dopo 15 anni, è ancora in vendita senza che vi sia altra progettualità da parte della proprietà oltre quella di avere una variante a uso residenziale e commerciale, con l’inevitabile effetto di mettere in crisi un altro pezzo produttivo della città. Le fabbriche vicine (una di proprietà tedesca) sarebbero infatti costrette a cambiare sede con il risultato di un’ulteriore perdita di lavoro a Pisa. Il tutto solo per allettare potenziali acquirenti dell’ex-Colorificio.

Tutto ciò conferma ancora una volta quali siano i reali interessi della multinazionale sull’ex-Colorificio di via Montelungo e rende evidente il fatto che quegli spazi rimarrebbero inevitabilmente ancora per anni e anni in uno stato di abbandono e pesantissimo degrado in una zona, invece, strategica per la città -tra Piazza del Duomo e il Parco di San Rossore -, dove uno spazio sociale aperto all’aggregazione, alla partecipazione civile, al libero accesso alla cultura e alla cooperazione ha trovato, oggi, la sua perfetta collocazione.

Durante l’incontro avvenuto questa mattina con una delegazione del Municipio, il sindaco Marco Filippeschi ha assicurato che l’attuale amministrazione comunale non ha alcuna intenzione di procedere a tale variazione d’uso. La discussione sul piano urbano è infatti ampia e complessa e molto tempo dovrà passare ancora prima che si possa valutare la situazione specifica dell’area intorno a via Montelungo. Un’importante rassicurazione soprattutto per i lavoratori che operano nelle fabbriche presenti in quell’area.

Per quanto riguarda il Colorificio attendiamo la sentenza del 20 settembre che deciderà se far continuare l’esperienza di socialità che da un anno ha fatto rivivere una fabbrica abbandonata o se invece riconsegnare quegli spazi a ulteriori anni di vuoto e incuria.

Rinnoviamo l’invito al sindaco, agli assessori alla cultura, allo sport, all’urbanistica e all’amministrazione tutta a prendere visione quanto prima e di persona di quello che succede in un pezzo del territorio e della città di loro competenza e che sta assumendo sempre più importanza sociale, politica e culturale a livello cittadino e nazionale.

Alla cittadinanza tutta chiediamo di partecipare al presidio davanti al Tribunale in occasione dell’udienza del 20 settembre in cui si deciderà sul ricorso presentato dalla proprietà per il sequesto dell’immobile.

Anche questa volta l’alternativa è netta: beni comuni o interessi privati?

Pisa, 12 settembre 2013 Municipio dei beni comuni.

http://www.inventati.org/rebeldia/citt-di-pisa/j-colors-e-il-grigiore-del-cemento.-richiesta-la-variante-a-fini-residenziali.html

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *