Secondo l’indagine condotta su 212 anziani soci di cinque associazioni nazionali,
il volontariato fa invecchiare bene insieme al mangiar sano, all’attività fisica e alle relazioni amicali
Firenze, 16 settembre 2013. Pubblicata la ricerca promossa da Cesvot e realizzata da Fondazione Emanuela Zancan dal titolo “Volontariato e invecchiamento attivo”, a cura di Elena Innocenti e Tiziano Vecchiato (Cesvot, “I Quaderni”, n. 65, pp. 216). L’indagine trae origine dall’esperienza della Carta del volontariato toscano per l’invecchiamento attivo realizzata da Cesvot nel 2012 con il patrocinio del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali.
Il primo significativo dato che emerge dalla ricerca è che il volontariato fa “invecchiare bene”, insieme al mangiar sano, all’attività fisica e alle relazioni amicali. Secondo i 212 anziani intervistati dedicarsi al volontariato aiuta ad invecchiare in modo attivo e positivo perché favorisce l’incontro con persone amiche, il dialogo con i giovani e la partecipazione alla vita del territorio.
Questo l’identikit dei 212 anziani intervistati, soci di 5 associazioni nazionali (Arci Solidarietà, Anteas, Uisp Solidarietà, Aics Solidarietà e Auser): il 57,1% è uomo, il 42,9% è donna, la gran parte ha tra 65-75 anni, è pensionata, vive in famiglia, il livello di istruzione è medio-alto. Quasi il 90% è soddisfatto o abbastanza soddisfatto del proprio stato di salute e, in media, gli intervistati sono attivi nel volontariato da 16 anni. Il 30% dedica al volontariato 5-10 ore settimanali ma un numero altrettanto significativo (28,6%) s’impegna nell’azione volontaria 10-20 ore settimanali.
Dalla ricerca emerge una “diffusa consapevolezza circa la necessità di superare la tradizionale visione dell’invecchiamento come perdita progressiva di autonomia e decadimento psicofisico, per porre invece l’accento sulle dimensioni positive”. Il 72,3% degli intervistati, infatti, è convinto che invecchiare in modo attivo favorisca il benessere psicofisico, la capacità di confrontarsi con altri punti di vista (52,1%) e di impegnarsi a favore degli altri (46,5%).
Tuttavia, sottolineano i due curatori, in Italia mancano politiche mirate a favorire l’impegno e la partecipazione nella terza età. Sia a livello regionale che nazionale l’approccio è più orientato alla prevenzione della malattia piuttosto che alla promozione della partecipazione. In Toscana il tema dell’invecchiamento attivo non è stato assunto in modo diretto dall’agenda regionale. Anche a livello locale il tema è assente o ‘sotto traccia’, l’unico piano integrato di salute che affronta direttamente l’invecchiamento attivo è quello della Lunigiana.
Altrettanto si può dire per le altre regioni ma qualcosa si sta muovendo. Quattro regioni negli ultimi anni hanno inserito l’invecchiamento attivo e la valorizzazione della componente anziana della popolazione nelle loro politiche attraverso iniziative come il servizio civile per gli anziani: il Veneto con la legge 9 del 2010, la Liguria con la legge 48 del 2009, l’Umbria con la legge 14 del 2012, la provincia autonoma di Trento con la legge 11 del 2008.
Il volume è consultabile gratuitamente su www.cesvot.it (>pubblicazioni>periodici>
Cristiana Guccinelli
Responsabile Ufficio stampa