di Alfredo Cristallo
Julianna Barwick è una musicista e cantautrice statunitense d’avanguardia, la cui proposta
musicale basata principalmente su stratificazioni vocali trattate con l’uso di una loop station, si
situa fra l’ambient, la musica elettronica, il folk e gli arditi esperimenti vocali di Enya. Nata in
Louisiana, ma vissuta nel Missouri e infine trasferitasi a Brooklyn, la Barwick pubblica il suo primo
lavoro il mini-LP Sanguine (2006) che consta di piccoli frammenti costruiti registrando più volte la
sua voce al fine di creare cori atmosferici e sognanti (Untitled 1-9) oppure a simulare echi di
fantasmi (la title-track) o canti etnici (Dancing With Friends). La tecnica musicale è largamente
improvvisata e il tono è etereo e dilatato. Nel successivo EP Florine (2009) la Barwick usa
occasionalmente veri e propri strumenti estendendo ad essi la tecnica del loop: gli esempi sono le
ripetizioni minimaliste alle tastiere di Anjos e gli sfocati sussulti percussivi che intrecciano le
polifonie vocali di Choose. Il resto dell’EP è pervaso dalle consuete sperimentazioni vocali ora
trascendenti (Sunlight Heaven), ora spettrali (Cloudbank) ma sempre immerse in un’aura
ultraterrena e angelica. Con The Magic Place (2011), la Barwick raffina ulteriormente la sua arte di
loop e riverberi introducendo tecniche vocali a cappella (Envelope, White Flag, la title-track), che a
volte funzionano come flussi di coscienza (Keep Up The Good Work) e a volte si chiudono in un
salmo austero (Flown). La parte strumentale rimane in sottofondo tranne nelle figure di piano di
Cloak e nello sgocciolante carillon di Vow. Preceduto dal singolo Pacing (Marzo 2013), il nuovo LP
Nepenthe (il nome greco di un’antica sostanza stupefacente che faceva dimenticare ogni
dispiacere) esce nell’Agosto dello stesso anno. In questo nuovo lavoro la Barwick è affiancata dalle
Amiina, un quartetto d’archi femminile islandese (già collaboratrici dei Sigur Ros) e un coro di voci
femminile. Nepenthe sviluppa la sottile psichedelia dell’album precedente in composizioni
nebulose che sembrano provenire dal cosmo profondo. Lo stile della Barwick assume adesso
dimensioni corali nei mantra di One Half e Look Into Your Mind, nel tenebroso lied da camera di
Pyrrhic, nelle risonanze/rifrazioni di Offing e The Harbinger, nel riverbero di Adventurer Of The
Family. D’altra parte la Barwick riprende il paesaggismo contemplativo del precedente LP in brani
come Labyrinthine e nella celestiale Forever, spingendosi in Crystal Lake nei terreni dell’ambient
music di Brian Eno e addirittura nella sperimentazione pura di Waving To You uno strumentale
composto solo da note casuali e strozzate. La novità di Nepenthe rispetto al passato è l’utilizzo
costante di una strumentazione acustica, una presenza che cesella e approfondisce la tecnica
vocale della Barwick tanto scientificamente costruita quanto profondamente e umanamente
emotiva. L’arte di Julianna Barwick riprende l’estasi trascendente di David Crosby, la meditazione
raga e gli esperimenti di Meredith Monk filtrandole attraverso procedimenti d’avanguardia e
pervenendo a una scultura del suono altamente personale: Nepenthe è la testimonianza della
raggiunta maturità di questa esperienza.