di Alfredo Cristallo
Bisogna essere davvero grati alla RPM Retrodisc (e alla Cherry Red Record) per aver messo in commercio meno di due anni fa un doppio CD che raccoglie i primi due album e i singoli (usciti fra il 1978 e il 1981) dei Flying Lizards, il gruppo più sperimentale del post-punk inglese. Il fulcro del gruppo era il pianista d’avanguardia David Cunnigham, nato in Irlanda ma formatosi artisticamente a Londra. All’inizio collaborò con il London Musicians’ Collective, una struttura di performer musicali e teatrali fautori di una cultura dell’improvvisazione totale fra cui circolavano idee protopunk come la forza liberatrice dell’incompetenza e il rifiuto dell’istruzione musicale tradizionale vista come giogo della creatività. David Cunnigham entrò in uno di questi progetti la Portsmouth Sinfonia, un’orchestra in cui ciascuno suonava uno strumento che non padroneggiava a fondo. Lì conobbe Brian Eno, Steve Beresford e David Toop. Nel 1977 Cunnigham compose Error System brano manifesto dell’avanguardia inglese (gli esecutori ripetevano un pattern musicale all’infinito ma appena uno sbagliava, gli altri dovevano ripetere il suo sbaglio e così via). Poco dopo divenne tecnico del suono e produttore di gruppi punk in erba e infine nel 1978 formò i Flying Lizard programmando una forma di musica dadaista, polimorfa e imprevedibile che univa elettronica, uso di materiali casuali e strumenti giocattolo. Nel 1979 entrarono a sorpresa nella Top 5 inglese con una versione elettronica di Money, già resa famosa dai Beatles ma qui sovvertita dalla voce altera e gelida di Deborah Evans (che fa il verso alla dizione finto-altolocata della Tatcher).
Il tono meccanico-tecnologico ritorna nel 1° omonimo LP (1979) dove Cunnigham aiutato da Beresford (basso), Toop (piano), Bruce Smith (batteria) e dalle cantanti Evans e Vivienne Goldman, si destreggia fra improbabili cover di Eddie Cochran (Summertime Blues) e Brecht/Weill (Mandelay Song), effettismi da sala di registrazione (la nenia paradisiaca di Her Story, la disco robotica di Russia)e raffinate alchimie d’avanguardie (i dub minimali di The Flood e The Window, la cupa elettronica di Trouble) in cui la pop-song classica viene devastata da una serie impressionante di trucchi che sono la vera essenza dell’album. Le fiabe tecnologiche di Lovers And Other Strangers/Wind (il singolo del 1981 con Patti Paladin alla voce) fanno da apripista al nuovo LP Fourth Wall (1981) nel quale Cunningham è attorniato da un cast stellare: oltre a Beresford e Palladin ci sono Peter Gordon e Gareth Sager al sax, Michael Nyman (piano) e persino Robert Fripp (chitarra, ovvio). Il nuovo programma prevede di calare la sperimentazione elettronica (loop, echi, delay, voci sdoppiate, filtri) in una serie di piece surreali che vivono e si muovono come piccole unità mobili e autosufficienti (come nei King Crimson)che possono essere di volta in volta parodie musicali (A Train, Steam Away, la cover di Move On Up), esercizi d’ambient (New Voice, Cirrus) o di musica minimale (Hands 2 Take, An Age); il merito di Cunnigham è di aver creato una forma di canzone che è al tempo stesso non-sense e post-moderna laddove il brano stesso è una traccia, un semplice dettaglio di una trama molto più complessa (il tipico esempio è In My Lifetime). Tuttavia nessuno dei 2 LP ebbe successo e il nome dei Flying Lizards è di fatto legato al primo hit Money. Dopo un pretenzioso disco di sole cover (Top Ten nel 1984), i FlYing Lizards si sciolsero e Cunningham scomparve per riemergere come produttore di Nyman