Domenica 27 ottobre il Municipio dei Beni Comuni ha liberato, e fino alla manifestazione del 16 Novembre, l’ edificio costruito sui ruderi del chiostro di San Michele in Borgo a partire dal 1985, non ancora completato e finanziato con soldi per l’edilizia popolare, conosciuto comunemente con il termine “Mattonaia”. Il Municipio dei Beni Comuni ha scelto un edificio pubblico per evidenziare le grandi responsabilità dell’amministrazione comunale nella gestione degli immobili pubblici, esattamente come accade per gli edifici privati come l’ex colorificio.
A Pisa gli spazi pubblici rimangono vuoti, abbandonati alle carcasse di topi e piccioni, con l’aggravante che, nel caso della Mattonaia, stiamo parlando di un complesso costituito da 400 metri quadrati per fondi commerciali e 11 appartamenti, con un totale di 1100 metri quadrati ed una piazza pubblica murata ed inagibile. Quei fondi Gescal, derivanti dalle trattenute dai contributi aziendali e dei lavoratori e destinati all’edilizia popolare hanno prodotto un immobile che al giorno d’oggi attraverso un bando viene barattato per finanziare altri lavori pubblici perdendo le finalità sociali originarie. Infatti il complesso residenziale doveva essere destinato “agli operai che hanno diritto di vivere in centro” con una grande lungimiranza che contrastava i processi di gentrificazione urbana, i quali sempre più espellono i cittadini nelle aree periferiche.
L’azione del Municipio dei Beni Comuni vuole interrogare la città e in particolar modo il Sindaco e la giunta comunale sulle modalità di gestione e cura di immobili di cui tutti i cittadini pisani sono proprietari. E’ facile sottrarsi a queste questioni ripetendo come un mantra l’idea dell’illegalità di un’azione di occupazione. Perseguire questa strada significa ampliare lo scollamento che già esiste fra le istituzioni e la comunità di cittadini che abitano Pisa. In secondo luogo, nel caso della Mattonaia, stiamo parlando di edilizia popolare, di numerosi appartamenti che potrebbero essere destinati in breve tempo alle numerose famiglie meno abbienti che attendono l’assegnazione di un alloggio. La retorica che costantemente ci viene proposta è l’assenza di immobili, l’impossibilità congenita dell’amministrazione locale di prodigarsi per intervenire con misure di welfare state per affrontare l’emergenza abitativa che stringe come una morsa numerose persone nel periodo di crisi economica che stiamo attraversando.
Perché cosi tante case vuote e così tanta gente senza casa? Perché gli immobili pubblici devono essere continuamente luoghi d’elezione di degrado, incuria e abbandono? Perché il Sindaco e la giunta non rispondono alle questioni sociali che il Municipio dei Beni Comuni pone nel dibattito pubblico? Perché continuare a nascondersi dietro alla retorica ormai vetusta della legalità? Se la pratica dell’occupazione è illegale non è altrettanto illegale e criminale abbandonare al degrado una piazza e degli alloggi popolari in pieno centro cittadino?
Il destino della Mattonaia sarà quella di essere messa a bando (che sarà pubblicato forse il 15 Novembre e quindi in tempi in cui il Municipio ne ha già dichiarato l’uscita): Mattonia più 1.7 milioni di euro in cambio di tre opere pubbliche; bando di cui al mometno è in studio addirittura la legittimità, e di cui non si conosceranno le modlità di esecuzione, e che appare l’ennesimo accordo camuffato da bando pubblico, tipico stile di questa amministrazione, con qualche grande costruttore che può garantrire tre tipi così diverse di opere. Non ci vuole un genio per capire che questa è l’ennesima speculazione fatta ai danni dei cittadini col patrocinio del Comune di Pisa.
Il Municipio dei Beni Comuni da due giorni sta rendendo fruibile quello spazio a tutta la cittadinanza con degli interventi di pulizia e recupero dell’area. Numerosi sono stati gli abitanti del quartiere che hanno salutato con favore e sostegno la riapertura alla comunità di questo immobile. L’indifferenza e l’impotenza dei cittadini di fronte agli abusi della malagestione della politica si sta sempre più trasformando in un protagonismo sociale che torna a ridare senso ad una cittadinanza attiva ed informata.
La risposta dell’amministrazione comunale per ora rimane aggrappata all’avvio delle pratiche repressive del diritto penale, concependo l’immobile come una proprietà privata di cui l’autentico possessore risulterebbe essere solo la giunta e il sindaco, i quali si rappresentano come parte lesa. E’ questa l’idea che soggiace alla retorica dell’illegalità, ma l’essenza pubblica di quel bene legittima un’azione dal basso di una comunità di cittadini che si vede sottratta un immobile dall’incapacità di gestirlo, e dalla mancanza di volontà di prendersi cura di esso. La vera illegalità è di chi non si assume le responsabilità della virtuosa gestione dei beni pubblici locali mettendo al centro la difesa dei beni comuni e non la connivenza con gli interessi miopi della speculazione edilizia.
Municipio dei Beni Comuni