Giovedi 28 novembre presso il Polo Carmignani è partita la campagna “Pace per il Messico – Mexico por la Paz” lanciata da Libera International con l’ obiettivo di far conoscere in Italia la drammatica situazione messicana per sostenere quelle coraggiose realtà che, già in consorzio con Libera, sono dedite alla costruzione di un Messico capace di contrastare i fenomeni illegali, palesi o latenti, che minano lo stato di diritto e la democrazia. Una campagna che si affida all’antimafia sociale – come è emerso dalla discussione fra Tonio dell’Olio e il professor Rolando Tarchi ordinario di diritto pubblico comparato – a quell’attivismo politico capace di nascere dal basso fra i movimenti di cittadini e cittadine che non si sono ancora rassegnati nonostante tutti i numerosi desaparecidos da cui è afflitto il Paese. Il neoliberismo oggi in Messico e in tutta l’America Latina si serve dei dispositivi criminali per legittimare con nuovi mezzi il suo potere nel territorio che gli Stati Uniti considerano ancora il “loro cortile di casa”.
A margine dell’incontro Tonio dell’Olio ha dichiarato: «Siamo di fronte ad una situazione planetaria in cui c’è oggi veramente una mafia capitalista, una mafia che ha raggiunto un potere economico tale che può essere considerata, dopo la lobby del petrolio, la potenza economica più forte»; e prosegue «la mafia, non lo abbiamo ancora capito, non è la criminalità organizzata! La mafia si differenzia dalla criminalità organizzata perché oltre a puntare all’arricchimento, all’aumento del patrimonio personale, punta al controllo del territorio. Ogni volta che abbiamo delle situazioni di restrizioni di spazi di democrazia, di partecipazione e di libertà noi ci ritroviamo di fronte al capitalismo mafioso!» Parole dure che non assolvono le pratiche governamentali delle multinazionali, le quali spesso si servono dei deboli apparati democratici di certi Paesi per poter creare spazi di restringimento dei diritti sociali, del welfare e di quelle conquiste democratiche che vediamo smantellarsi di giorno in giorno anche in Europa.
Il presidente di Libera International però non si limita alla situazione messicana e prende parola direttamente anche sulle ultime vicende pisane legate al Municipio dei Beni Comuni che ha fronteggiato la rapacità di una multinazionale come la J-Colors.
Ad oggi la proprietà pretende una variante urbanistica a fini abitativi dopo aver spogliato il marchio locale del Colorificio Toscano licenziando tutti i lavoratori. Il territorio pisano verrebbe così di nuovo considerato mera merce di scambio per gli interessi speculatori di un’azienda, contando magari su un’amministrazione comunale troppo spesso asservita ai poteri economici che gravitano nel territorio pisano.
Dell’Olio non usa mezzi termini sostenendo che a Pisa «la vicenda dell’ex Colorificio è il paradigma di quella volontà del potere economico di restringere gli spazi di partecipazione e di libertà. Quello che è avvenuto e sta avvenendo in questo territorio, e in tante altri, è l’intervento davvero repressivo, per come poi questa vicenda si sta sviluppando, che punta esclusivamente a ridurre gli spazi di partecipazione che al contrario sono sanciti dalla Costituzione. C’è un tradimento vero e proprio persino della volontà dei padri costituenti e di quello che la democrazia effettiva, concreta, rappresenta».
Dell’Olio infine conclude l’intervista a Radio Roarr dicendo: «Non dobbiamo voltare le spalle a questa vicenda, non possiamo rassegnarci a una sconfitta; al contrario invece bisogna cercare sempre di più questi spazi perché la democrazia vive dei presidi di cittadinanza che i cittadini e le cittadine devono cercare produrre e sviluppare».
Nella discussione seminariale ha approfondito maggiormente l’utilizzo della spirale repressiva contro le azioni popolari dal basso che i movimenti intraprendono, dichiarando: «I metodi repressivi polizieschi laddove vengono utilizzati sanciscono la morte e il fallimento della politica». Una battuta che pesa come un macigno sull’amministrazione comunale, sui suoi silenzi e sulle modalità che ha scelto per gestire il contenzioso fra una grossa parte della cittadinanza che legittima la sua pratica politica nel richiamo agli articoli 42 e 43 della Costituzione e una proprietà privata sempre più sola nella spirale solipsistica del profitto speculativo.
L’intervista completa:
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