“Avevamo parlato di ‘alibi della lentezza‘ dopo l’ultimo tavolo con gli assessori Danti e Zambito dedicato alle recenti vicende dell’ex Colorificio Liberato. Visti gli esiti, possiamo dire con serenità che non si è trattato di una formula azzardata“. Così apre il 2014 il Municipio dei Beni Comuni, ricordando in particolare l’impegno – ancora una volta disatteso – dell’attuale amministrazione di tentare una soluzione dopo lo sgombero coatto delle attività avvenuto il 7 dicembre scorso: “Avevamo chiarito in ogni modo ai nostri amministratori – spiegano dal Municipio dei Beni Comuni – che sulle attrezzature ancora presenti all’interno dello spazio di via Montelungo pende la richiesta di smobilitazione avanzata dalla proprietà, per la quale siamo in attesa di una proroga determinante ai fini della salvezza di suppellettili e attrezzi che hanno richiesto anni di sacrifici e di spese sostenute anche da quella parte di cittadinanza interessata alle iniziative dell’ex Colorificio“.
La prospettiva resa esplicita dagli assessori Danti e Zambito in quella occasione fu “un incontro a brevissimo, anche prima della fine dell’anno, alla presenza del sindaco“, ma questa eventualità con tutta evidenza è ormai sfumata. “Segno evidente che l’interesse reale verso l’esperienza del Municipio dei Beni Comuni è sempre stata assai superficiale – dicono dal Municipio stesso -, ma questo per fortuna è solo uno degli aspetti della partita in gioco. Anche se la drammatica distanza segnata dai nostri amministratori è ancora una volta il segno di una scelta politica che deve preoccupare tutti, segnali incoraggianti sono giunti dalla Regione, dopo le affermazioni riportate in sede di Consiglio Regionale dall’assessore all’Urbanistica, Anna Marson”.
Il 19 dicembre scorso, infatti, in merito all’interrogazione presentata dal consigliere regionale di Rifondazione Comunista Monica Sgherri, l’assessore all’Urbanistica della Regione Toscana ha messo in chiaro alcuni aspetti davvero non secondari per i prossimi sviluppi della vicenda ex Colorificio, sciogliendo innanzitutto i dubbi sull’incongruità della richiesta della proprietà a fronte di una persistenza della destinazione d’uso dell’area di via Montelungo a scopo produttivo. “La Marson ha spiegato – insistono dal Municipio dei Beni Comuni – come il Comune avrebbe a disposizione un ulteriore strumento per strappare dall’abbandono e dall’incuria lo stabile dell’ex Colorificio – oltre all’esproprio e all’acquisizione in uso – facendone un luogo di produzione culturale e sociale perfettamente coerente con la sua attuale destinazione, senza la necessità di variare alcunché e riutilizzando l’esistente, ovvero promuovere usi compatibili e coerenti con il mantenimento della destinazione produttiva dell’area“.
“Allo stesso tempo – ricorda il Municipio – poco prima di Natale la Federazione pisana di Rifondazione Comunista ha messo in evidenza come il piano strutturale d’area preveda lo sviluppo del territorio secondo il principio di produzione, tanto da richiamare l’attenzione di tutta l’area vasta sull’eventualità che in via Montelungo possa essere realizzata un’esperienza non dissimile nella filosofia – la costruzione di un laboratorio sociale e lavorativo a partire da una vecchia fabbrica – da quella nata a Navacchio con il Polo Tecnologico“.
La lotta per l’ex Colorificio dunque continua incessante, anche a partire da queste ultime importanti aperture che certo mutano l’orizzonte delineatosi fino a questo punto della vicenda. “Da una parte le indicazioni della Marson – dicono dal Municipio dei Beni Comuni – dall’altra l’analisi condotta da Rifondazione Comunista, due punti di partenza convergenti che riaprono verso una soluzione ben diversa dell’esperienza dell’ex Colorificio“.
Ma l’auspicio del Municipio dei Beni Comuni punta ben oltre: “Il 2014 sarà un anno decisivo per il movimento cittadino. Il quadro nazionale si fa sempre più cupo e la tanta annunciata fine della crisi sembra più un’invocazione che una realtà oggettiva. Allo stesso tempo è sempre più evidente l’insufficienza delle risposte alle richieste pressanti della cittadinanza in materia di spazi aggregativi, di luoghi di produzione culturale. Eppure Pisa è una città ricca di luoghi in disuso, spazi vuoti, isole di possibile ricostruzione sociale. Basta sollevare l’occhio dalla punta delle proprie scarpe verso l’orizzonte, e scoprire come la città offra un ventaglio di possibilità pari a quello di una città ben più grande. E’ diritto della cittadinanza sapere quali luoghi sarebbe utile – se non fondamentale – riaprire all’uso comune, nuove stazioni di un percorso politico plurale ed equo, in cui i cittadini non siano i passivi esecutori, peggio: servitori, di un progetto altrui, ma attori consapevoli della collettività alla quale appartengono“.
“Per questo – concludono dal Municipio dei Beni Comuni – la nostra lotta continua, guardando ai tempi recenti ma anche al futuro. L’anno è appena cominciato, ma il tempo delle attese è già finito. Noi non ci fermiamo“.