VAMPIRE WEEKEND: MODERN VAMPIRES IN THE CITY

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Modern Vampires In The City è l’ultimo album dei Vampire Weekend. I Vampire Weekend sono un quartetto di New York, imperniato sul chitarrista Ezra Koenig e sul tastierista Rostam Batmanglij che hanno creato un curioso retro pop (loro lo chiamano Upper West Side Soweto) capace di rinverdire i fasti dei gruppi doo wop degli anni ’50 (i Drifters in primis) come dimostra l’omonimo album d’esordio (2008) che allinea incipit memorabili come Mansard Roof e Oxford Comma, due progressioni melodiche come non se ne sentiva dai tempi degli Everly Brothers. Questo allegro idioma viene applicato di volta in volta al punk (A-Punk), al funk sudafricano (Cape Cod KwassaKwassa), addirittura alla musica barocca (M79 con tanto di clavicembalo neoclassico). Non a caso tutti questi brani sono usciti come singoli. Il resto dell’album è avaro di ritornelli memorabili se si eccettua I Stand Corrected (che ricorda i primi King Crimson) e il pop reggae di The Kids Don’tStand A Chance (che ricorda i primi XTC) che guadagnano in eleganza quello che perdono in vivacità. Nel successivo album Contra (2010), questa prassi viene ulteriormente levigata in senso panetnico ma senza perdere il tono da collegiali pazzi (Horshata, Holiday, California English, WhiteSky) . L’orchestrazione accoglie frammenti di elettronica umile (Run) e inserti ritmici deviati (GivingUp The Gun; grazie al lavoro di Chris Baio al basso e Chris Tomlinson alla batteria) per sfornare un prodotto di cui sarebbe stato fiero il Paul Simon di Graceland. Si arriva così al Maggio 2013 quando viene pubblicato Modern Vampires In The City. Rispetto all’allegria goliardica dei due precedenti il nuovo LP appare più riflessivo e rarefatto, meno audace melodicamente quanto più introspettivo nelle liriche. Il gruppo rinuncia alla consueta tavolozza di strumenti (mantenendo solo chitarra, organo, clavicembalo, basso e percussioni) per rinserrarsi in pop da camera (Obvious Bycicle, Young Lion, l’hip hop romantico di Step), in etno-pop prosciugati (Everlasting Arms), in dark colloquiali (Hudson). Il gruppo sembra quasi aver smarrito la verve dei due precedenti LP: l’unica eccezione è la sarabanda di surf, punk e doo wop di Diane Young. In compenso Koenig può dimostrare il suo (alto) status culturale nelle riflessioni politiche di Hannah Hunt ed esistenziali di Finger Back che assumono opportunamente la forma di lamento accorato o di arringa. Quello che certo non manca ai Vampre Weekend è la capacità di arrangiare perfettamente canzoni pop: sono loro i Magnetic Fields degli anni 10 del nuovo millennio.