San Miniato (PI). Conclusa la 31^ edizione de La Luna è Azzurra.

Si vorrebbe che le cose belle non finissero mai.

Invece finiscono.

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Il 22 giugno poco dopo la mezzanotte si sono spente le luci sulla 31^ edizione de “La Luna è azzurra”, Festival Internazionale del Teatro di Figura.

“Viene denominato teatro di figura quella particolare arte teatrale che utilizza burattini, marionette, pupazzi, ombre, oggetti, come protagonisti dello spettacolo teatrale e segni di un linguaggio fortemente visivo e sensoriale.”(Wikipedia)

Infatti nulla come degli oggetti o personaggi animati ha il potere di liberare la fantasia. Dei bambini, certo. Ma anche degli adulti che, dimentichi di trovarsi in mezzo ad altri adulti trovano il coraggio, lo spazio, il permesso di farsi uscire una lacrima o una risata senza riserve, che in una riunione di lavoro apparirebbe quanto meno fuori posto. E fuori tempo.

Abbiamo visto così Girovago e Rondella, con i loro burattini a cinque dita che danno vita ad un mondo piccolo piccolo, forse gli unici burattini, chissà, ad avere anche i piedi. Una tecnica che a provarci vengono i crampi alle dita.

Abbiamo visto “All’inCirco varietà” ironico spettacolo che ha ben sposato cabaret con acrobazia, e senza sforzo ha saputo liberare risate e bocche aperte.

Abbiamo visto il cane Spank, che l’accattivante padrone Unnico ha fatto volteggiare sulle spalle di persone del pubblico. E poi i bilancieri infuocati, gli scherzi coi bambini, e “vuoi il Chupa Chups o 5 euro?” e il bimbo che ha opportunamente scelto i 5 euro…

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Abbiamo visto Cantagiro Barattoli Deluxe, 4 musicisti “one man band”, provenienti da varie parti d’Italia con brani folkloristici sì ma anche con classici e pezzi originali.

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Abbiamo visto le più belle favole che conosciamo raccontate con semplicità da cucchiaini e spugne da bagno con la Compagnia T.E.A., perché “Da cosa nasce cosa”.

Abbiamo visto due artisti Thailandesi che hanno parlato di amore. MUTE. Senza dire una parola. La gente seduta per terra si è lasciata andare ai movimenti perfetti di questa coppia di mimi venuta dal Thailand Got Talent. Un grande cuore di legno che diventa viso, colomba, ombrello, fiore. Per parlare, senza parole, di un incontro sentimentale, di una bambola radio-comandata che alla fine si ribella però, di due anziani coniugi che si ritrovano nell’aldilà. Per capire ancora una volta come la parola, a volte, fa rumore e neanche serve.

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Quello che non abbiamo visto è la fatica costata per realizzare un numero di 20 minuti,

non abbiamo contato il tempo impiegato a cercare gli spazi per la rappresentazione,

non abbiamo notato il sudore uscito per montare le attrezzature,

o misurato il peso degli amplificatori attaccati ai vestiti,

e neanche abbiamo viaggiato per ore.

Lo sforzo immane necessario per concretizzare una passione, quella del teatro, non si è visto.

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O forse sì.

Marco Vincenti

© foto scattate dall’autore

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