Dal 30 settembre al 26 ottobre2014 debutta in un ex carcere di Firenze, Alcesti, di Euripide, nella lettura di Massimiliano Civica, uno spettacolo che mette in luce come il Teatro viva solo perché muore tutte le sere: un “qui e ora” anche antidoto all’illusione del “dappertutto e sempre” dell’era digitale. La storia di una donna che è il simbolo stesso di un sacrificio in nome dell’amore ci riporta ad una “lentezza” in cui il tempo per scegliere è il ritmo stesso a cui marcia una vita non priva di senso. Un solo mese di repliche nel Semiottagono dell’ex carcere delle Murate e nessuna tournée a seguire, 20 spettatori alla volta, un cast pluripremiato e un percorso di approfondimento gratuito per giovani e per il pubblico per questo progetto in debutto assoluto, con la produzione di Fondazione Pontedera Teatro e Atto Due, in collaborazione con il Comune di Firenze
Evento unico
dal 30 settembre al 26 ottobre 2014
Semiottagono del complesso dell’ex carcere delle Murate, Firenze
compagnia Massimiliano Civica
ALCESTI
di Euripide
uno spettacolo di Massimiliano Civica
con Daria Deflorian, Monica Demuru, Monica Piseddu
e con Silvia Franco
costumi Daniela Salernitano
maschere Andrea Cavarra
luci Gianni Staropoli
traduzione e adattamento Massimiliano Civica
una produzione Fondazione Pontedera Teatro e Atto Due
in collaborazione con il Comune di Firenze
e con Rialto Santambrogio di Roma
e Parco Tecnologico “Le Murate” – Centro Servizi, Comune di Firenze – Direzione Cultura, Turismo e Sport
con il riconoscimento di MIBACT – Ministero dei Beni e delle attività Culturali e del Turismo – Direzione Generale Spettacolo dal Vivo e di Regione Toscana.
lo spettacolo sarà visibile a 20 spettatori a sera, solo in questa occasione, a Firenze, nelle date indicate
repliche da martedì a sabato ore 21.00, domenica ore 18.00
ingresso intero € 12, ridotto € 10, ridotto speciale € 8
prenotazione per lo spettacolo (obbligatoria), conferma inviti e iscrizioni al laboratorio:
info@attodue.net o tel. 055 4206021, dall’8 settembre, dal lunedì al venerdì dalle ore 10 alle ore 16
info anche su www.pontederateatro.itwww.attodue.net
Da martedì 30 settembre a domenica 26 ottobre, nello spazio del Semiottagono dell’ex carcere delle Murate, a Firenze, in debutto assoluto (e, sarebbe bene precisare subito, “unico”) Alcesti di Euripide, uno spettacolo di Massimiliano Civica (che ha curato anche la traduzione e l’adattamento del testo),conDaria Deflorian, Monica Demuru, Monica Piseddu, i costumidiDaniela Salernitano (nella cinquina finale dei Nastri d’Argento 2014 per Song’e Napule),le maschere diAndrea Cavarra, le luci diGianni Staropoli. Un progetto speciale che non avrà una tournée e sarà visibile a venti spettatori a replica, considerate anche le dimensioni e le suggestioni del Semiottagono, un luogo mai utilizzato prima come spazio teatrale.
Non è solo il debutto di uno spettacolo, è un progetto che propone una precisa modalità di “fare teatro” da parte del più giovane artista ad aver diretto un Teatro Stabile (il Teatro della Tosse di Genova, con un progetto triennale che non a caso si chiamava “Facciamo insieme teatro”, anche vincitore del Premio ETI Nuove Creatività). In uno spazio e un tempo definiti e non replicabili ci si concentra ancora su quella parola, “insieme”, ovvero sulla qualità della relazione attore/spettatore.Il vincolo del “qui e ora” a cui è costretto il pubblico libera dall’illusione del “tutto e sempre” della rete globale e da alcuni altri paradossi contemporanei.
La regia parte dallo spazio, che non essendo riconducibile a nulla di teatrale ha il compito di “pulire” lo sguardo degli spettatori: alla sala del Semiottagono si accede attraverso una lunga galleria, una specie di diaframma che separa la città da questo luogo intimo, bianco, scandito nel suo vorticoso sviluppo verso l’alto, da una serie di ballatoi su cui si affacciano le porte delle vecchie celle. In alto il cielo, oltre i vetri di un lucernaio. Il pubblico disposto su un’unica fila di 20 sedie bianche, circonderà l’azione scenica.
Le attrici Daria Deflorian e Monica Piseddu, attraverso l’uso delle maschere, daranno vita a tutti i personaggi della tragedia: dei e mortali, servi e nobili, uomini e donne, vecchi e giovani. Alla cantante/attrice Monica Demuru il compito di reinventare il canto della tragedia greca, ricercandone gli echi più profondi.
Uno dei legami tra lo spettacolo e la più ampia proposta culturale di Civica si evidenza attraverso queste parole del regista: L’Alcesti di Euripide è una tragedia che “dice” l’ineluttabilità della morte e l’obbligo che abbiamo di scegliere come vivere. Pone una domanda che dobbiamo imparare ad accettare come ineludibile: se dobbiamo morire, se dobbiamo ad un certo punto perdere tutto, se non possiamo esserci per sempre, che senso ha vivere? La risposta suona scandalosa alle nostre orecchie di contemporanei: lavitaha senso se scegliamo di vivere per qualcuno, se siamo pronti a sacrificarci per qualcuno. Non perché viviamo, ma per chi viviamo? Alcesti sceglie di morire affinché suo marito continui a vivere. E nella tragedia, per questo suo sacrificio, per questo suo atto d’amore, avviene il miracolo che la riporta in vita, accanto al suo amato. E’ solo una favola e Euripide lo sa bene, infatti non ci consola, ma ci offre in sacrificio il solo miracolo consentito agli uomini, quello di trovare un senso nell’amore.
Il messaggio è chiaro: il teatro non è contemporaneo, è eterno e per accorgersene basta anche una sola sera, come per creare una relazione.
Allo spettacolo sarà affiancato inoltre un percorso di approfondimento per giovani artisti e tutti gli interessati, in due fasi, dal titolo “Leggere il teatro”: dal 23 al 28 settembre la possibilità di assistere alle anteprime a cui seguirà l’incontro con Massimiliano Civica, dal 20 al 24 ottobre cinque incontri (per massimo 50 partecipanti), a Firenze, con il regista per indagare la relazione tra il testo e la complessa pratica di messa in scena nel Teatro Greco e in particolare nell’Alcesti, che evidenzia come il suo significato più profondo risieda nella rappresentazione più che nella forma letteraria.
Alcesti è un progetto prodotto da Fondazione Pontedera Teatro e Atto Due, in collaborazione conil Comune di Firenze e con Rialto Santambrogio di Roma e Parco Tecnologico “Le Murate” – Centro Servizi, Comune di Firenze – Direzione Cultura, Turismo e Sport.
Alcesti è una coproduzione riconosciuta dal MIBACT – Ministero dei Beni e delle attività Culturali e del Turismo – Direzione Generale Spettacolo dal Vivo e da Regione Toscana.
Note di regia
Questo impianto registico parte da una premessa: il teatro non è contemporaneo. Oggi abbiamo ottenuto il dono (o la condanna) dell’ubiquità. La tecnologiaci porta in ogni istante, in ogni luogo. Siamo, nello stesso tempo, dappertutto, insieme a tutti e da nessuna parte e piuttosto soli. Non è importante partecipare a un debutto, ce ne sarà un altro in una città vicina o almeno a Roma o a Milano (anche per questo la scelta di Firenze, apparentemente “decentrata” e paradossalmente, quindi, più visibile), si producono spettacoli a rotta di collo, si moltiplicano i festival per mostrarli perseguendo la novità a tutti i costi, si è costretti ad una tenitura media di pochi giorni. Di ogni “evento” c’è una replica, di ogni informazione si trovano rimandi (non sempre fedeli) dappertutto, e dove non si arriva fisicamente si arriva in streaming o almeno in podcast. Non si deve scegliere, abbiamo tutte le possibilità a portata di mano e l’illusione di un tempo infinito per poter ipoteticamente decidere che strada prendere. Il teatro invece è mortale: accade in un luogo, davanti ad alcune persone, per una sera e quando è finito lo è per sempre. Il teatro non è contemporaneo, perché è il solo luogo dove la morte non fa finta di non esserci. Oscenità tutta del palcoscenico, quella di ricordarci che siamo mortali e non abbiamo infinite possibilità. Questo senso del teatro, la sua finitezza (che rimanda alla nostra) sono rimossi collettivamente. Il teatro “antico” ci esorta a fare una scelta: bisogna scegliere di andare a teatro, e di perdersi tutto il resto. Con la rinuncia, accettando una perdita si ritrova il senso. La tragedia greca è inattuale e porta questo ragionamento al suo estremo, per questo è uno strumento utile. La scelta di Alcesti, poi – la storia della somma rinuncia, quella alla propria vita in virtù di un amore – completa la riflessione.
Compagnia Massimiliano Civica
La Compagnia, formata per l’occasione, è composta da un regista e tre attrici. Quattro artisti che si caratterizzano per percorsi individuali di rigorosa disciplina, che li portano a battere strade sempre nuove con un approccio al teatro composito, e numerosi riconoscimenti: Premio Ubu per la migliore regia, il Premio Lo Straniero, il Premio Hystrio/Associazione nazionale critici teatrali, il Premio mezzogiorno per Massimiliano Civica, Premio Ubu, Premio Hystrio per Deflorian – attrice, regista e operatrice culturale – Premio Il Primo, Premio Ubu per Monica Piseddu – fra le giovani attrici più versatili del panorama nazionale già diretta fra gli altri da Mario Martone, Davide Iodice, Arturo Cirillo – Premio Maria Carta per Monica Demuru, cantante attrice con una lunga lista di collaborazioni illustri (da Alfonso Santagata a Davide Riondino, la Societas Raffaello Sanzio, Barbara Nativi per il teatro e Stefano Bollani, Enrico Rava, Leonard Coen, Peppe Servillo, gli Afterhours, Scott Gibbons per la musica).