POLAR BEAR Same As You

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Non confondeteli con l’omonimo gruppo americano di alt-rock, i Polar Bear sono un quintetto britannico titolari di un post-jazz sperimentale che mischia in parti uguali la classicità concettuale di Beethoven, il funky raffinato di Stevie Wonder e il pop stralunato di Bjork. Si sono formati nel 2004 a Londra su iniziativa del batterista Seb Roachford (già nei primi Babyshambles) con Pete Wareham al sax tenore e baritono, Mark Lockheart al sax tenore, Tom Herbert al contrabbasso e Leafcutter John all’elettronica e occasionalmente alla chitarra. Il loro scintillante album di debutto Dim Lit, un’eclettica fusione di jazz d’avanguardia, folk, punk ed elettronica guadagnò loro una nomination al BBC Jazz awards come migliore band dell’anno e Roachford venne premiato come miglior musicista emergente dell’anno. Il gruppo fa parte del F-ire Collective una community jazz che funziona anche da casa discografica mentre i singoli membri suonano in altri gruppi come gli Acoustic Ladyland, The Invisible e i Room Of Katinas.. Nel 2005 il sofisticato secondo LP Held On The Tips Of Fingers ebbe una nomination per il prestigioso Mercury Music Prize nonostante fosse un lavoro completamente strumentale.

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L’omonimo terzo album (2008) e il quarto Peepers (2010) vennero eseguiti da un’estesa e continuativa stagione concertistica che li tenne lontani dagli studi di registrazione fino al 2014 quando con la produzione della Leaf Label pubblicarono lo sfaccettato In Each And Every One dove per la prima volta il loro avant-jazz veniva contaminato con elementi di musica ambientale, hip-hop e elettonica beats. Dopo un breve tour, il gruppo è tornato in studio e ha confermato il nuovo corso con Same As You, l’ultimo LP prodotto da Ken Barrientos e registrato in una sala nel Mojave. Le vibrazioni desertiche hanno avuto un positivo effetto sul mix di jazz, ambient ed elettronica fin dall’invocazione di Life, Love And Light dell’ospite Asar Michael (gestore di un centro di cultura giamaicana e di una libreria nel centro di Londra) che sulle note di un organo introduce alla degustazione di questo lavoro concepito come un’unica suite in 5 movimenti e come un saggio sulla ritmica dub. La scoppiettante interazione fra gli accordi free-form dei due sax sulla scia di un dissonante groove di batteria è il biglietto da visita del gruppo nella lunga trance meditativa (10 minuti) di We Feel The Echoes. Introdotta da un battito tribale e dalla melodia circolare, The First Steps è un esempio di folk nigeriano fortemente cadenzato dalle pulsazioni dub del contrabbasso. Of Hi Land turbinio di elettronica sulle orme di Jon Hassell, ronzii di sax fra jazz e world music è l’ouverture della seconda parte dell’album. Gli staccati del sax tenore, il ritmo sincopato, gli armonici del contrabbasso e il duetto vocale fra Roachford e l’ospite Shabaka Hutchings (la voce dei Melt Yourself Down, l’altro progetto di Wareham e John) sono i cardini della propulsione in crescendo di Don’t Let Falling Go. La lunghissima trance conclusiva di Unrelenting Unconditional (quasi 20 minuti) è una serpeggiante esplorazione delle connessioni fra dub, musica caraibica le suggestioni del folk mediorientale e il jazz modale: un panorama sonoro a metà fra minimalismo e impressionismo. Same As You è un flusso di coscienza che si muove genialmente fra sound atmosferico, scultura sonora e improvvisazione new age. Da sentire e avere: è uscito all’inizio dell’anno.

di Alfredo Cristallo

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