Emidio Clementi è lo storico cantante e bassista dei Massimo Volume coi quali ha pubblicato 8 album (l’ultimo nel 2013). Contestualmente alla sua attività di musicista, Clementi ha perseguito fin dalla seconda metà degli anni Novanta, un’attività di scrittore che ha sviluppato sia attraverso la pubblicazione di 5 romanzi e varie raccolte di racconti, sia attraverso la promozione dei suoi lavori col mezzo del reading pubblico a cavallo fra musica e recitazione, in un format che in Italia è unico nel suo genere. Notturno Americano è il primo lavoro che Clementi propone in versione integrale riproponendo testi suoi e di Emanuel Cavalieri, il semisconosciuto scrittore italo-americano (nato in Italia, ha scritto soltanto in lingua inglese) che negli anni è diventato una sorta di suo alter ego, al punto da dedicargli un brano (Il Primo Dio) nel secondo album dei Massimo Volume e il suo libro L’Ultimo Dio. Le vicende di Notturno Americano sono un American Dream alla rovescia, la vita di Cavalieri, scrittore emigrato negli Stati Uniti a cavallo degli anni Dieci,inseguendo la consacrazione letteraria, ma vivendo fra New York e Chicago il dramma dell’emigrazione e della miseria in una miriade di lavori sottopagati e di fatiscenti stanze in affitto ma facendo comunque in tempo a lasciare un piccolo ma tagliente segno nella letteratura americana e conquistandosi l’ammirazione di scrittori come Ezra Pound e Sherwood Anderson.
Dopo una vita di stenti, colpito da encefalite letargica, tornò in Italia nel 1922 per morirvi nel 1942,dopo esser passato da un ospedale all’altro. La tragica esperienza americana di Cavalieri è resa da Clementi con un prodotto che somma il suo classico recitato declinato nella forma di un drammatico espressionismo di stampo brechtiano a una colonna sonora che si snoda sempre in sordina, sommessa e scheletrica, affidata al superbo lavoro di Corrado Nuccini (chitarra, synth), e Emanuele Reverberi (tromba, violino e organo) ambedue provenienti dai Giardini di Mirò. Lo stile musicale individuato è una psichedelia ambientale ridotta a trance sussurrata: onirica nell’iniziale 1914, desolata in New York, oscura con venature elettroniche in Chicago, minimalista in I Camerieri. America ! (un free form impalapabile e catacombale alla Popol Vuh), Continuai A Cambiare Lavoro (con rintocchi di chitarra in sottofondo su una base di archi) e la finale Carnevali A Milwaukee (una litania minimale per archi e chitarra folk che si sviluppa per 11 minuti in crescendo e si chiude sorprendentemente con una sgraziatissima versione di Funiculì Funiculà) sono i brani più complessi mentre Chanson De BlackBoule (uno slowcore puntellato da chitarra e fiati) è forse l’episodio più derivativo. Ogni brano ripercorre un momento della vita dolente e disperata di Cavalieri. La musica di Notturno Americano è nient’altro che un accompagnamento ipnotico e austero (tanto da somigliare a una spettrale musica da camera) che accoglie in ugual misura la trance dei Velvet Underground, lo spiritualismo trascendente di John Fahey e il tono intimista di Roy Montgomery. Ristrette a un ruolo di raccordo e costantemente sotto le righe, le strutture musicali fluttuano e si evolvono senza uno schema lineare ma pur sempre con un’impercettibile alto livello di concentrazione che ne fanno piccole unità mobili capaci di vivere di vita propria. L’album è stato registrato fra Novembre e Dicembre 2014 da Andrea Rovacchi (che vi suona lo mbira, uno strumento idiofono di origine africana simile alla kalimba) ed è stato pubblicato nell’aprile del 2015. Fra i collaboratori figurano Alessandro Stefana (chitarra pedal steel), Giuseppe Cordaro (chitarra) e Arcangelo Cavazzutti (batteria). Clementi suona il basso e il piano.
di Alfredo Cristallo