Sofia Brunetta è una cantautrice e chitarrista salentina (è di Lecce), attiva fin dal 2011 con la band Lola And The Lovers (composta per ¾ da donne) che si fece notare nelle compilation XL e Puglia Sound per il loro grunge contaminato dal funky blues che ne fece un’esperienza originale ancorché effimera: il gruppo dopo aver pubblicato un solo album autoprodotto Pissed Off, entrò in stand-by a causa della maternità della cantante Francesca Mele e dell’abbandono del batterista (l’unico maschio del gruppo).
Sofia Brunetta (che è di origini francesi) partì nel 2012 per Montreal, dove ha stretto rapporti con artisti del luogo, partecipando al festival Indie Week del 2012 a Toronto e all’One Man Band festival di Montreal. Ritornata in Italia, la gira in lungo e largo con varie date al suo attivo armata di chitarra e tastiere (è una polistrumentista) e trova infine il tempo di pubblicare il suo primo album solista Former con la collaborazione del dj e produttore Giovanni Ottini aka Sonda. Former è un album frizzante e accattivante col suo soul pop dal sapore vagamente retrò che vede Sofia sfoderare la sua personalità musicale, il suo amore per la black music (soul e jazz in parti uguali) e la sua propensione a creare piccole canzoni giocattolo capaci di muoversi come eccentriche moviole degli standard soul e jazz degli anni ‘50 -’70 ancorché calate in eccentrici arrangiamenti digitali (alla maniera degli Stereolab) e nobilitati dalla notevole voce che si diverte per propensione e gusto a fare il verso ora a Mary Margaret O’Hara (grande e dimenticata soul singer canadese degli anni ’80) sia a Joss Stone. Il percorso di Former (10 pezzi stipati in poco più di 34 minuti) riflette innanzitutto la capacità di Sofia Brunetta di maneggiare a perfezione la strumentazione a disposizione e di infilare quindi ogni canzone in un contesto vagamente surreale (e spesso ai limiti del dream – pop) a volte scanzonato, a volte austero tenendo insieme bizzarria e classicità. Non a caso nella scaletta dell’artista, l’apertura è affidata al doo-wop stile Ronettes di Low, passa per i due funky dinoccolati e febbricitanti di Arthur And I e Leaves And Flowers, dopodichè Sofia si prende il suo tempo per filosofare nel cool jazz di Elephant (con venature dub) e nella ninnananna notturna di Take Me Somewhere per ripartire di gran carriera con i due soul di Goden Cage e Crossroads, il primo febbricitante alla Eurythmics, il secondo più intimista come nei blues deviati dei Love e dare il meglio delle sue doti vocali nei tre gospel di Saturday (dissonante), Man (Epidermico con puntate disco-funky) e Black Little Star (il finale intimista). L’album bello e atipico (almeno per la media italiana) è uscito nel Giugno 2015: Sofia suona chitarra e tastiere e canta, Giovanni Ottini produce e suona basso e synth, Simone Prudenzano e Antonio De Marianis sono alla batteria, Carolina Bubbico è al piano elettrico, Daniele Vitali è ai cori, la sezione fiati è composta da Emanuele Coluccia (sax, tromba) e Gaetano Carrozza (trombone). Prudenzano e Bubbico suonavano già con Sofia nei Lola And The Lovers.
a cura di Alfredo Cristallo