Ottobre ’66 è il secondo album di Mara ed è stato pubblicato dall’etichetta Brutture Moderne, il 22/01/2016; e distribuito da Audioglobe/The Orchard. Mara nasce a Ravenna e di professione fa la musicoterapeuta. Questo è molto importante perché spiega una parte del suo approccio alla composizione musicale e costituisce una chiave di lettura della sua produzione discografica. La carriera musicale di Mara inizia nel 2009, quando incontra il musicista Francesco Giampaoli. Da questo sodalizio nasce il suo debut album Dots con Giampaoli nella triplice veste di arrangiatore, produttore e addetto alla registrazione. L’album consta di 9 brani, inclusi una cover dei dEUS e 2 strumentali cofirmati con Giampaoli.
Il titolo del nuovo album si riferisce ad Ottobre come mese di transizione, rito di passaggio verso una stagione più silenziosa e raccolta, mentre il ’66 si riferisce all’anno di fabbricazione della chitarra usata nel brano omonimo, un chamber lied jazzato che apre l’album, segnando la cifra stilistica di tutto il lavoro. Sostanzialmente i temi strutturali dell’album Ottobre ’66 sono due. Da una parte c’è l’album inteso come solenne monologo interiore, come seduta di autocoscienza, nella quale Mara forza le strutture musicali dei brani “per dire (sono parole di una sua intervista) quello che era stato lasciato indietro col primo disco perché credeva non fosse bello farlo vedere”. In questo senso l’operazione tentata da Mara non è molto dissimile da quella fatta da artiste femminili degli anni Novanta come Lisa Germano e Edith Frost. Dall’altra parte, Mara ha subito la fascinazione dei cambiamenti epocali della storia della musica negli anni ’30 e ’60 e sta usando la sua collezione di dischi del periodo come miniera di suoni, usa quegli stili musicali come punto di partenza di un’operazione chirurgica di vivisezione della musica del passato e riassemblaggio degli organi in un corpo diverso. Secondo questo programma Red Leaf è un jazz brumoso che un giro di basso rende sinistro, San Francisco (singolo con videoclip che cita il remake di Non Si Uccidono Così Anche I Cavalli ?) e I Saw A Man (dedicato a Leonard Cohen) sono due soul pop che sembrano provenire dai chiassosi anni ’70 e invece sono ridimensionati da sparuti accordi di chitarra. Il processo di ricorrenti fratture ritmiche vale per il pop jazz di Gone alla Nina Simone immerso in un’atmosfera noir dagli accenti di sax e dai rintocchi del basso, per il pop luccicante di Wait A Minute che ruba il ritornello di Every Little Thing She Does Is Magic ai Police e ovviamente per la cover di Modugno, Notte di Luna Calante. Nella seconda parte, Mara si permette arrangiamenti più sofisticati col beat iperclassico di Show Me con accompagnamento delicato di synth contrappuntato da una chitarra deviata, col balletto androide di Run Over (che rievoca gli Ultravox più futuristici) e infine con Fire, una sorta di colonna sonora dei film di James Bond mimetizzato in un jazz classico fra dissonanze chitarristiche. Ottobre ’66 è una fantastica escursione attraverso le paludi della sperimentazioni trans-stilistica. Avvalendosi della collaborazione oltre Giampaoli di Diego Pasini, Matteo Pozzi, Giacomo Toni, Michele Carnevali, Enrico Farnedi, T.T. Briscoe e Francesca Quadrelli, la tecnica mimetica di Mara suona quasi come una parodia della muzak commerciale ma è invece ottenuta incollando frammenti di stereotipi musicali per cucinare una zuppa di suoni magici, crepuscolari, personalissimi.