Andrea Carboni è un cantautore (anti)pop pisano, anche se ha lasciato la sua città natale prestissimo per trasferirsi a Ginevra e vivere lì tutto il periodo dell’infanzia. Torna poi a Pisa e si avvicina alla musica prima studiando pianoforte e poi imparando da autodidatta a suonare la chitarra. Inizia così a scrivere le sue prime canzoni e nel 2006 fa uscire il suo primo EP L’Amore Manifesto. Nello stesso anno torna a Ginevra dove trova una dimensione più appropriata per la sua vena musicale intimistica.
La sua capacità di comporre e cantare indifferentemente in italiano, inglese e francese dà ai suoi lavori un più ampio respiro internazionale. Nel 2008 torna in Italia e vince un concorso per band emergenti, il che gli permette di registrare il suo primo LP La Terapia Dei Sogni che esce nel febbraio 2010 e viene apprezzato da pubblico e critica. Alla fine del 2011 inizia una fruttuosa collaborazione con Paolo Mauri (noto per le sue collaborazioni con Afterhours, Prozac +, Luci Della Centrale Elettrica) e a luglio esce il Sassi EP contenente 4 pezzi (di cui uno in francese) il cui ricavato viene interamente devoluto alla fondazione Sclavo impegnata nel favorire la diffusione di vaccini a basso costo nei paesi in via di sviluppo.
Questo EP e il successivo LP DUE [ ] uscito nel 2013 dopo più di un anno di lavoro confermano il successo di Carboni presso la critica musicale. Fra il 2013 e il 2015, Carboni è impegnato in lunghi tour in Italia, nella produzione di un disco destinato al mercato francese e nella collaborazione in 4 EP della band pistoiese King Of The Opera. Nell’aprile del 2016 esce il suo terzo album La Rivoluzione Cosmetica coprodotto con Alessandro Sportelli presso gli studi WestLink di Cascina, con la collaborazione di Mauri alla produzione artistica. La Rivoluzione Cosmetica è un concept album sull’ossessione della società contemporanea all’apparenza che svuota lentamente ma inesorabilmente le nostre identità. Rispetto ai precedenti lavori, Carboni ha tralasciato la dimensione acustica e le partiture complesse, optando per un suono più elettrico, per soluzioni più dirette e arrangiamenti molto densi, pieni e compatti. Sono sonorità corpose e multidimensionali (quasi un estremizzazione del sound di Spector) quelle che danno ossatura alla psichedelia atmosferica costruita su un frenetico strimpellio di chitarra della title track, alle ballate folk di Santissimi e L’Amore Giapponese (scandito dal duetto fra synth e chitarra), al pow wow minaccioso e psicotico su fondo scala emotivo per archi di Ancora Lì. Altrove Carboni rispolvera la sua anima più tormentata in brani più nostalgici e malinconici come I Non Giovani (in realtà un twist mimetizzato) e nelle finali Domani No e Estate che rievocano il tono sofferente ma universale di Chris Isaak. Questa sorta di pathos trova la sua maschera (in senso pirandelliano) più adatta in Beati Voi che è un dark pop a tutti gli effetti. E’ un polimorfismo sonoro quasi formale (simile a quello dei Radiohead) ma nello stesso tempo ironico perché al riparo della classicità indie pop, Carboni celebra l’elogio e il necrologio della civiltà popular e omologata. I testi articolati e sensibili contribuiscono a evidenziare il messaggio contenuto negli otto brani (per poco più di 33 minuti) che compongono l’album. Non è forse un disco eccelso ma è il disco di un artista maturo che ha le sue cose da dire sia musicalmente che liricamente. Bellissima la copertina di Paolo Fresu. Come i precedenti lavoro di Carboni l’album esce per la Audioglobe/The Orchard.
di Alfredo Cristallo