I WhiskeyCold Winter sono una band napoletana attiva fin dal 2009, il cui nucleo originario era formato da Simone Pennucci (voce, chitarra), Emanuele Musella (basso, voce) e Bruno Lucrezi (batteria) ed era dedito a una classica forma di southern-rock pesantemente infiltrata sia dall’hard rock che dal psych-rock. Non a caso la band che era attiva fin dai tempi del liceo iniziò la propria attività interpretando cover dei Lynyrd Skynyrd, dei Creedence Clearwater Revival e dei ZZ Top (la sacra trimurti degli appassionati del genere). Nel 2011 dopo una serie di demo estemporanei esce il loro primo EP Black Water And Clearsmoke. L’anno dopo la formazione si espande con l’arrivo del chitarrista Pietro “Trinità”, La Tegola che aumenta la potenza d’urto della band. L’anno dopo esce un secondo EP Demons Vol. II autoprodotto come il primo. A questo punto inizia una girandola di sostituzioni nella line-up finché con l’ingresso di Roberto Liotti alla batteria, la band raggiunge la formazione attuale. Nel corso degli anni i WhiskeyCold Winter hanno svolto un’intensa attività live regionale e nazionale che li ha portato a raggiungere nel 2014 il secondo posto alla finale regionale dell’Emergenza-fest a Napoli. Il loro terzo e ultimo (per ora) EP Cosmic Hangover esce ad Aprile 2016 e viene presentato al Cellar Theory famoso tempio della musica indie napoletana. L’EP come da manuale ripercorre fedelmente la traiettoria tipica dei gruppi southern rock: musica dinamitarda e selvaggia che privilegia l’aggressività, le buone vibrazioni, la capacità d’intrattenimento. Figlio del blues bianco il southern rock dei WhiskeyCold Winter incorpora anche elementi dell’hard rock, del boogie e della neopsichedelia americana degli anni Ottanta. Facendo leva sui ritmi febbricitanti e le pulsazioni forti e sinistre della batteria come anche del sound hendrixiano della chitarra di La Tegola, l’EP parte di gran carriera con Fishman Child, barbarico hard-rock con sinistri rintocchi di chitarra e assolo di wah wah. Il secondo brano The Shadowline si apre con suoni più delicati e psichedelici prima di distendersi una serie di assoli strabilianti. Doomsday Roses è un tradizionale hard boogie cantato a squarciagola con altrettanto tradizionale duello fra chitarre (prima quella di La Tegola). Chiude Space Beggar blues cadenzato con chitarre acide che procedono all’unisono. Esaltazione allucinata, bordate frementi e furibonde e sicura capacità d’intrattenimento sembrano le armi migliori di questo gruppo che aspettiamo ora alla prima prova sul formato LP. Molto bella la copertina che riprende l’iconografia della neopsichedelia “dannata” americana degli anni Ottanta.
di Alfredo Cristallo