I Notwist, la creatura creata del cantante chitarrista Markus Acher nel lontano 1989 sono pervenuti dopo ben 27 anni di carriera al loro primo live discografico, frutto di tre concerti sold out a Lipsia nel dicembre 2015. Per chi non conoscesse il gruppo tedesco che attualmente ha in formazione Michael Acher (il fratello di Markus al basso), Martin Gretschmann (programming) e Andi Haberl (batteria; ha sostituito il membro originario Mecki Messerschmidt) diciamo subito che dopo un primo periodo in cui il loro sound era di fattura nu metal, la band specialmente con Shrink (1998) ha virato verso un progressive rock che si avvale strutturalmente delle dinamiche tipiche dei gruppi post-rock: dissonanze e decostruzione della forma canzone verso meccanismi musicali lasciati vagare nell’indifferenza e nel senso dell’alienazione. In questo senso l’apporto di Gretschmann diventa fondamentale nello svelare il sound dei Notwist. Da Shrink a Neon Golden (2001), il gruppo ha modo di creare così una sua precisa identità con una serie di acquerelli cubisti e sincopati, infettati dal glitch, dal folk digitale del nuovo millennio ma soprattutto creando una nuova forma strutturale di brano che assume forma compiuta nello stesso momento in cui il brano viene suonato. Si tratta chiaramente di una nuovissima forma di canzone in cui sembra che tutti gli artifici strumentali e tecnici usati dal gruppo (ritmiche incerte, sound volutamente sfocato, panorami debordanti, melodie contrapposte, elettronica subliminale) vengano coscientemente usate per sottrarre all’ascoltatore un centro emozionale in maniera da costringerlo ad ascoltare il brano per trovarlo. Questa filosofia è stata sviluppata nel prosieguo della carriera per ridefinire e reinventare una sorta da canzone pop che esuli dall’esperienze precedenti ma si sviluppi in una frma di ballabile rallentato e straniante (una dinamica tipica della rave music e nello stesso tempo del suo contrario la chill out music). Questo live tiene conto quindi di tutta questa esperienza diventando per chi ha ascoltato i Notwist e chi vi si è accostato soltanto recentemente uan sorta di vademecum per comprendere come i Notwist si siano evoluti e come essi siano diventati. Del loro lontanissimo passato post- hardcore è rimasto solo il frenetico boogie di One Dark Love Poem. Dal capolavoro Neon Golden, la pietra angolare della loro carriera provengono il blues arcano della title- track, la ballata dadaista di Pick Up The Phone, il trip hop retro di This Room, l’elegia delicata arricchita dai down tempo sintetici di Trashing Days, la romantica Consequence, la power ballad dark di One With The Freaks e soprattutto il beat sintetico e motorik dei 13 minuti di Pilot. Da The Devil, You And Me che rappresenta il lento cambiamento verso la contemporaneità provengono il downtempo esotico per bacchette e vibrafono di Gravity, il pop autunnale ed elegiaco di Gloomy Planets e il pop romantico di Gone Gone Gone. Mentre dal più recente Close To The Glass che rappresenta la rinascita e il volto attuale della band provengono il boogie sfrenato e metronomico di Kong, la marcetta androide e dissonante della title track, l’elettronica astratta per poliritmi esotici di They Follow Me, il pop orchestrale per organo cosmico di Into Another Tune e l’astrattismo puro tenuto in piedi dalla sola voce di Acher di Run Run Run. Se volete conoscere un gruppo che segnerà il futuro della musica pop, avere questo disco è necessario.
di Alfredo Cristallo