INTERIORS Plugged

Gli Interiors sono un duo formato da Valerio Corzani (voce, basso semiacustico, basso tinozza, percussioni, laptop, Iphone) ed Erica Scherl (violino, tastiere, effetti, looper). Considerata la strumentazione la loro è una musica che somma analogico e elettronica in una tavolozza sonora capace di spaziare fra sedimentazioni di stili tradizionali o classicheggianti e novità date dal massiccio uso non solo della tecnologia digitale ma anche dal frequente ricorso al cut-up (cioè il collegamento di una melodia musicale che viene come incollata all’altra) o partendo da un frammento che viene via sviluppato o deturpato e deformato dall’elettronica. Grosso modo i ruoli del duo sono questi: alla Scherl viene dato il compito di propellere la musica con i groove di violino e tastiere, mentre il basso di Corzani mantiene la linea ritmica o la sposta a seconda di uno scelta che si sposta continuamente dal riferimento alla melodia classica all’intermezzo o alla frattura tipica della glitch music. Il sound che si avvale quindi sistematicamente dell’uso di stratificazioni sonore da sala di registrazione costituisce quindi un ponte fra romanticismo di fine Ottocento, la musica popolare del ventesimo secolo e l’avanguardia del ventunesimo secolo. Queste sculture sonore sono l’equivalente in musica dell’astrattismo cubista dei quadri di Picasso. Il gruppo ha pubblicato il suo album d’esordio Liquid nel 2014 per la Minus Habens record. Dal vivo hanno partecipato a svariati festival (portando con loro sul palco una cornucopia di strumenti e ammennicoli vari) e sono stati molto attivi anche per progetti e collaborazioni con scrittori e poeti; ricordiamo la collaborazione con la cantante Serena Fortebraccio, Boris Savoldelli, Claudio Milano e Billy Bolla. Le loro performance si avvalgono anche di materiale visivo quali i super8 sperimentali del regista inglese d’avanguardia Derek Jarman e i film del regista franco-canadese Yann Arthus Bertrand. Il nuovo album Plugged uscito il 2 Dicembre 2016 per l’etichetta Brutture Moderne riprende il discorso del precedente album, in un viaggio di 14 brani (per oltre un’ora di musica) che disegna un mondo di interconnessioni casuali e spaesanti adagiati in paesaggi onirici e immaginari che l’uso degli strumenti rende continuamente indefinito e mutevoli. Su queste piattaforme, il duo innesta la sua personale (e spesso acida versione) di stili musicali definiti.

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Possiamo quindi di volta in volta assistere a lied cameristici come Hyppism e la misteriosa Disaffection che si trasforma a poco in un trip hop, alle sculture sonore finemente cesellate di Pulsing Smoke (con echi di western rock) e What Time Is It (che rintraccia invece echi di silent jazz alla Miles Davis, al trip hop spiraliforme di Bass Desires e a quello agglutinato dai suoni del violino di Scratch, a pop più classici come Cosmic Breakfast e Be Be Sea (con accenni di hip hop), al dub di Slowcore con una superba performance della Scherl che unisce magicamente sonorità mediorientali all’impressionismo musicale romantico europeo di fine Ottocento, al reggae per violino e laptop di Barricades, all’eccezionale talking blues su base astratta e voci diradate di Limelight Blues, all’ambient classico di Cloudspotting (per violino, xilofono e piano) e Soundtrack For A Christmas per violino, campanelli e rumori concreti. Questi ultimi quattro brani citati soprattutto fanno pienamente prova dell’abilità artistica, compositiva e d’arrangiamento del duo. Partecipano al lavoro Serena Fortebraccio, Boris Savoldelli e Barbara Eramo (voce), Mauro Campobasso e Massi Amadori (chitarra) e Giorgio Li Calzi (tromba). Questa musica qualitativamente e culturalmente appartenente al decadentismo letterario europeo di fine Ottocento e Inizio Novecento ricorda un po’ l’atmosfera delle colonne sonore dei film muti o dei documentari naturalistici e appartiene spiritualmente in realtà alla new age.

di Alfredo Cristallo

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