I Del Norte sono un power trio pesarese formatosi nel Novembre del 2015, il cui sound si pone a metà fra il rinascimento punk del midwest della seconda metà degli anni Ottanta, l’hard noise psichedelico dei Dinosaur Jr, e l’heavy metal melodico dei primi Smashing Pumpkins. In pratica riprendono quelle linee armoniche che precorrono il grunge citandone appunto i gruppi che quel genere hanno preparato. Il loro primo EP Teenage Ninja Mutant Failures, completamente autoprodotto è uscito lo scorso 15 maggio 2017, presenta sistematicamente dal punto di vista armonico un sound assordante, grezzo, veloce e passionale: chitarre arroventate, ritmica travolgente e caracollante, canto corale fino a sgolarsi. Seguendo queste linee guida Gianfranco Gabbani (chitarra e voce), Luca Follega (basso, cori) e Gianluca Fucci (batteria, cori) rinverdiscono l’epica disperazione dei kids di provincia, tipica del sound dei Replacement, da cui mutuano il chitarrismo roccioso ed efferato nel brano iniziale Chun Li (scelto dal gruppo come singolo apripista) e in Old Boy, il collasso psichico ed emozionale, febbrile e maniacale degli Husker Du di Zen Arcade (in Faceless) da cui riprendono il batterismo nevrastenico e apocalittico. In questi primi tre brani appare evidente la necessità di disegnare attraverso la musica una sorta di concept dell’iniziazione giovanile alla vita indipendente attraverso una forma altamente suggestiva di punk rock per adolescenti insicuri, che prende le forme ora di un pop core esagitato, ora della ballata hard folk orgogliosa e disperata. Questo tipo di forma canzone assume cadenze e caratteristiche più bizzarre nel baccanale isterico di Pa Pa Pa (che si permette un ritornello tanto infantile quanto dadaista), indulge in tessiture più orecchiabili nel folk psicologico di On The Basement che essendo arroventato da scudisciate di chitarra hevy metal finisce per accentuare brillantemente il contrasto fra rumore e melodia e trionfa nella finale Space Cowboy, power ballad che sintetizza tutto quanto l’EP dividendosi fra l’hard rock viscerale degli Smashing Pumpkins e l’hard rock sommerso da frastuoni e distorsioni dei Dinosaur Jr, completando così un processo che sta a metà fra l’art rock, il noise psichedelico mentre conserva allo stesso tempo la carica selvaggia del grunge. Non è certo poco per una band praticamente agli esordi che però è capace di sfoderare un indie inedito per questo periodo e allo stesso tempo capace di assimilare la lezione di gruppi tanto misconosciuti quanto influenti, apportando una ventata di fresca e inattesa novità nel genere. Tutti i brani sono ottimamente arrangiati e perfettamente meditati (solo uno dura meno di due minuti e mezzo e tutti gli altri durano fra i tre-cinque minuti) e ognuno sfoggia sua brava lezione di stile. L’album è stato registrato da Vincenzo Gobbi e l’artwork è di Vincenzo Cappa.