I Tenax (al nome è normalmente aggiunto il simbolo matematico dell’infinito) sono una band attiva fin dal 2000 nata su impulso del cantante Alessio Pacifici (in arte Paci o Pax) che coadiuvato da amici musicisti propone una scaletta di brani perlopiù cover e qualche brano inedito, tutto in italiano. Negli anni si susseguono cambi di formazione e sperimentazione di vari stili, come anche cambi di progetti strutturali (da band di soli inediti a band di sole cover e viceversa). Finalmente nel 2008 si ha la svolta definitiva con l’arrivo del chitarrista Emanuel “Max” Prina la cui linfa compositiva spinge definitivamente il gruppo verso i lidi dell’hard-rock. Da quel momento i Tenax hanno modo di esibirsi molto più frequentemente sui palchi e sulle arene dell’Italia Settentrionale soprattutto.
Nel 2016 si unisce il batterista Gigi Gix Corbetta che aumenta ulteriormente il tasso di energia del sound del gruppo. Finalmente nel 2017 la band ( che si avvale ora della collaborazione di Andrex alla chitarra ritmica e di Vanni Sioux al basso) registra per la Resisto distribuzioni il suo primo omonimo EP che vede la luce nella tarda primavera del 2017. Tutti i brani sono ora in italiano e la musica del gruppo pur sempre ancorata all’hard rock, dimostra di saper spaziare abilmente attraverso generi e stili simili all’hard rock classico ottenendo così una sorta di sonorità che n on è più legata alla dimensione mainstream del genere predominante ma si muove quasi verso uno stile free form. La caratteristica dominante è comunque la voce di Pax sorprendentemente simile a quella del primo Pelù (fino alle classiche inflessioni reboanti e sardoniche) mentre lo stile di Max sia pur influenzato da quello di Renzulli (lo storico chitarrista dei Litfiba) si dimostra abile a volteggiare fra i più disparati stili tecnici alla chitarra come dimostra il brano d’apertura Gogna dove allo stile melodrammatico alla voce di Pax viene sovrapposto un lancinante riff alla chitarra sulle orme di Ritchie Blackmore (lo storico chitarrista dei Deep Purple).
L’altro grande mostro sacro del genere Jimmy Page (dei Led Zeppelin) viene omaggiato nell’hard rock classico di Virtual Love, arricchito da inflessioni cingolate alla Chrome (e a pensarci bene anche memori dello stile dei Ministry). Il brano più interessante è forse Club 27, inizio con tenui tocchi di vibrafono che fanno da incipit a un power blues lesto a trasformarsi in una tenebrosa cavalcata valpurgica. Il brano finale Vivo Libero è un più corrivo hard rock alla Litfiba del periodo di Terremoto. Trascendendo i limiti del genere, i Tenax appaiono capaci di pervenire ad uno stile che porta già con sé le stimmate della maturità (merito probabilmente anche della lunghissima gavetta). Attendiamo quindi con fiducia le prossime prove che speriamo si concretizzino finalmente in un full lenght LP.
di Alfredo Cristallo