I Vitanova sono un gruppo bresciano che si sono formati nel 2011 con il nome di Souls In Collision.
L’anno dopo il nome cambia in Vitanova ma non la formazione iniziale che è composta da Alession Busi (chitarra, voce), Andreas Busi (basso, voce), Stanislav Gonta (chitarra ritmica) e Federico Mariotto (batteria). Tra il 2012 e il 2015 hanno collezionato oltre 50 concerti nei principali locali bresciano, suonando tra l’altro insieme a Cisco (ex Modena City Ramblers) e 4 Axid Butchers. Tra il 2013 e il 2014 registrano il loro primo EP Conflitti, 4 brani molto autobiografici, registrato con l’aiuto di Gibo Butchers negli studi Indiebox e prodotto da Simone Piccinelli e Filippo De Paoli (dei Plan De Fuga). I brani sono in italiano e rivelano fin da subito le capacità tecnica di questi giovanissimi musicisti ( tutti attorno ai 23 anni). Nel 2016 la band, ridotta a trio (Gonta se n’è andato), si chiude in sala prove per comporre e registrare nell’inverno dello stesso anno con la collaborazione di Giovanni Bottoglia (Invasione Degli Omini Verdi) e Alessandro Fapanni il nuovo EP Controluce, che vede la luce il 12 maggio 2017 per la Alka Record Label.
Consistendo in 7 pezzi (incluso l’Intro di meno di un minuto) per complessivi 22 minuti, più che di un EP si può parlare tranquillamente di un mini LP che ci dà un’idea un po’ più precisa sulle intenzioni artistiche del gruppo. Come che sia, le preferenze della band si orientano verso un power pop classico che riassume 20 anni di esperimenti sulla pop song nata dal passaggio dal blues revival all’ hard rock, da questo al power pop classico per pervenire agli arrangiamenti smaliziati e ai ritornelli orecchiabili dei gruppi power pop e neopsichedelici degli anni Ottanta. In pratica, i Vitanova si sono abbeverati alle fonti dei Cream e degli Who prima (per quanto riguarda il sound straripante e rumoroso), a quelle dei Big Star di Alex Chilton (per quanto riguarda la dicotomia della filosofia sonora ribelle accostata a una visione pessimistica della vita), agli Shoes (i sottovalutati e misconosciuti artigiani precursori delle armonie power pop ottenute sovrapponendo jingle jangle e psichedelica) per arrivare al lugubre, drammatico e introverso pop neopsichedelico dei Dream Syndicate. Come quest’ultimi, i Vitanova usano un sound energico e febbrile in funzione iperrealista per disvelare (e popolarizzare) lo spleen e il disagio esistenziale della loro generazione post-hardcore, post-grunge, post-ecc. ecc. I loro brani sono impostati su riff sentiti mille volte ma
la tensione che ne scaturisce e le armonie abrasive non li rendono meno gradevoli. Anzi le minime variazioni dello stile fra i brani diventano diverse maniere di declinare il verbo del power-rock.
Abbiamo così la psichedelica cavalcata notturna di Giuda (che unisce le scintillanti produzioni dei Cult alla passionalità dei Pearl Jam), il power rock fantasioso e caleidoscopico di Come Va, il power rock sferragliante di Tu E Dio, quello panoramico di Bel Giro e Fiume fino alle assolate inflessioni chitarristiche da rock di frontiera di Elsa (il singolo tratto dall’album) cantato a piene polmoni, fino a sgolarsi. L’inizio è dunque incoraggiante (e ripetiamo: la capacità tecnica non difetta certamente); aspettiamo fiduciosi le prossime prove.
di Alfredo Cristallo