ORSON Here EP

 

Here è il primo lavoro solista di Orson, moniker del cantante e chitarrista Cataldo Bevilacqua già leader del gruppo dream pop pugliese dei Barbados. Questo lavoro di soli 6 pezzi, quasi tutti oltre i 3 minuti (un po’ più di un EP quindi, un po’ meno di un mini-LP) ci presenta il progetto di un’artista folk vecchio stampo, chitarra e voce in presa diretta, intento a raccontare con pochi fronzoli le sue storie (è un album assolutamente autobiografico) e a colorare i suoi ricordi e le sue sensazioni con il dolce tintinnio della chitarra; nessuna tecnica digitale, nessun altro arrangiamento orchestrale, nessun altro strumento, , nessuna sovra incisione solo lui, le sue storie, il suo folk molto roots e molto nostalgico. In questo senso Orson recupera innanzitutto la tradizione del folk americano col suo senso dell’epica, della nostalgia, dei grandi spazi e delle ballads da strimpellare attorno al fuoco a fine giornata. Il manifesto programmatico è svelato fin dal primo pezzo con la cantilena vintage di Closed To Home col quale paga il suo tributo a Bob Dylan e Neil Young: dal primo riprendendo l’inflessione vocale da predicatore delle praterie, dal secondo il tono sofferto e rassegnato, da ambedue il tono marziale e d epico. Il prosieguo dell’EP amplia la panoramica e lo spettro dei temi musicali. Così la vignetta nostalgica della title-track cullata da un frenetico strimpellio recupera il picking mozzafiato ma comunque raccolto e composto di John Fahey, l’elegia notturna di Into Those Nights incrocia la rassegnazione di Will Oldham con la malinconia estatica dei Meat Puppets, il roots-rock cameristico di Rain In The Forest (tratta da un racconto di William Faulkner) ricrea il neoclassicismo elegante e introverso degli Okkervil River. Tuttavia Orson si spinge anche più in là nelle sue sperimentazioni laddove la sua melodia tranquilla e pastorale di Better Than This è capace di mutarsi in un raga psichedelico (ai confini del misticismo hippie anni Seassanta) e di innalzarsi fino all’astrattismo composto di un brano new age alla William Ackerman. Chiude la minuscola vignetta incerta e indefinita giocata su un solo accordo di Solo Per Avere Memoria. Il minimalismo rilassato e volutamente scarno (simile un po’ a quello di Nick Drake) di Orson è un omaggio al silenzio, all’attesa, alle intime sensazioni che ci dà il ricordo delle vicende che ci siamo lasciati alle spalle ma che hanno sedimentato qualcosa d’importante per noi. Consigliabile per chi ama il cantautorato acustico, astenersi chi ama il falso glam caciarone dei Talent Show. L’album è uscito il 27 ootobre del 2017 per la More Letters. La copertina ricorda troppo chiaramente per essere un caso quella di Ummagumma dei Pink Floyd.

di Alfredo Cristallo

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