Dario Ciffo è un musicista milanese famoso soprattutto per aver suonato con gli Afterhours per
circa 10 anni. Ciffo ha studiato violino al Conservatorio milanese Giuseppe Verdi. Nel 1997 dopo aver incontrato casualmente Manuel Agnelli, cantante e chitarrista degli Afterhours è stato ospite nell’album del gruppo Hai Paura Del Buio, entrandovi poi in pianta stabile per i successivi 4 album (Non E’ Per Sempre del 1999, il doppio live Siam Tre Piccoli Porcellin del 2001, Quello Che Non C’è del 2002, Ballate Per Piccole Iene del 2005). In questi album Ciffo suonava oltre al violino anche le tastiere. Ha concluso la sua esperienza col gruppo nell’album I Milanesi Ammazzano Il Sabato del 2008 (dove appariva di nuovo come semplice collaboratore) e ha deciso di riprendere la sua esperienza con i Lombroso un duo che aveva formato col batterista Agostino Nascimbeni (Ciffo era alla voce e chitarra) e che aveva pubblicato il suo primo omonimo LP nel 2004. Con i Lombroso pubblica altri due album (Credi Di Conoscermi nel 2007 e Una Vita Non Mi Basta del 2010). Nel frattempo ha collaborato con artisti nazionali (Bluvertigo, Cristina Donà, Tiromancino, Tre Allegri Ragazzi Morti, Morgan, Le Vibrazioni, Scisma) e internazionali (David Byrne, Mercury Rev, Twilight Singers). Nel frattempo ha iniziato nel 2013 una carriera solista con la pubblicazione dei due singoli
Non Mi Ricordo Più e Tu Dove Sei a cui è seguito il singolo Sere Bruciate nel 2015. Nel dicembre 2017 ha infine pubblicato il suo primo più corposo lavoro un EP intitolato Sarebbe Bello. In questo lavoro, Ciffo ha proseguito il suo programma di alleggerimento delle soluzioni armoniche (un po’ come era successo agli Afterhours) accostandosi ad un pop sobrio e piacevole. Inoltre per questo lavoro ha potuto disporre di un più esteso uso dell’elettronica che ha dato alle sue nuove composizioni un tono più giocoso e allo stesso tempo anche più ritmico. Peraltro questo dimostra come la forza di Ciffo stia sostanzialmente nella sua capacità di partorire arrangiamenti sofisticati e nello stesso tempo anti-mitologici. Lontano dalla magniloquenza e dalle ambizioni epiche dei lavori di un Van Dyke Parks o di un Brian Wilson e dallo sfarzo armonico dei Beach Boys o dei Beatles, Ciffo usa il formato della canzone pop per descrivere la vita emotiva di una persona qualunque in termini semplici e immediati. I suoi pop sintetici non indulgono alla oleografia ma sfiorano le cadenze accattivanti dei Depeche Mode (la title track), sviluppandosi poi in ritmiche più acrobatiche (i poliritmi lussurreggianti ed estivi di Non E’ Un Caso) e arrangiamenti appena più acrobatici (Brotula) e più articolati (il pop canterburyano di La Stessa Mia Impressione spazzata da progressioni disturbanti di droni d’organo). Ognuna di queste composizioni tuttavia non scade mai nel malinconico, o nell’esistenziale e men che meno nel manierato pur mantenendo un sottofondo e una struttura vellutata: ogni brano, complice le timbriche digitali del synth, punta a reggersi da solo, forte della sua algebrica precisione. La mia impressione è che questa prima raccolta di brani sia solo una specie di appetizer per la successiva produzione, un po’ come quando si mettono a punto i brani con cui aprire i concerti. Se il fine era questo, l’operazione è riuscita. L’EP è stato
pubblicato per la Seltz Records. Al progetto ha collaborato il polistrumentista Giovanni Calella.
di Alfredo Cristallo