Limbrunire è il moniker dietro cui si cela Francesco Petacco, qui alla sua prima prova con un disco intitolato La Spensieratezza uscito l’8 Giugno 2018 per la Macramè Dischi e registrato al Soniclabstudio da David Campanini sound engineer esperto da anni di musica elettronica. La Spensieratezza è un suggestivo quanto nostalgico omaggio al synth pop dei primi anni Ottanta.
Dietro alle pennellate di astrattismo sonoro, ai ritmi metronomici e ai beats sintetici si cela un eredità musicale che parte dai Kraftwerk (e dai Neu), passa attraverso la scena post punk di Sheffield (Cabaret Voltaire, Human League) e l’avanguardia orecchiabile di Battiato (dall’Era Del Cinghiale Bianco in poi) per approdare a una dance che vorrebbe essere allegra e variopinta ma che mantiene un filo di tristezza e un mix fra concettualità e crepuscolarismo sonoro. Le chitarre sono eliminate e il sound si affida ai suoni vintage e alle patch variabili prodotti da un Korg DX- 6000 e da una drum machine mentre i testi raccontano di un’umanità giovanile intenta a ballare e cibarsi di nostalgia sonora per dimenticare un presente e un futuro fosco ipertecnologico e disumano: un orizzonte comune a chi è adolescente oggi e a chi lo era all’inizio degli anni Ottanta.
L’iniziale Ci Divertiremo (una trance forsennata alla Kraftwerk) e il deliquio finale per solo piano di Ci Divertiremo Outro racchiudono il senso del disco sia dal punto di vista testuale che da quello melodico. Nel mezzo brani come D’emblè (un synth pop cantautorale sullo stile neomelodico di Battiato), l’astrattismo evanescente di Nudi Con Le Scarpe, Giovanni Non Fare Tardi e Engagez Vous, il pop intellettuale e futurista di Decisamente Cool, la disco soul carica di pathos di Nomen Omen, i trip-hop androidi di Chiuderò Occhio e Ho-oponopono (con un pizzico di esotismo in più) e la scultura sonora ai limiti dell’ambient di Non ‘E Allarmante sono le stazioni di un programma che nasconde dietro strutture levigate e arrangiamenti romantico-decadenti lo stereotipo del modernismo androide esaltando oltre misura il fascino dei ritmi robotici e delle melodie meccaniche e riuscendo comunque a raggiungere un vertice mobilissimo e articolato di tecnologia avanzata e al tempo stesso fischiettabile. La voce di Petacco, praticamente una clonazione di quella di Battiato riveste l’intera opera di un’aura epica, filosofica e intellettuale.
di Alfredo Cristallo