I Caruana Mundi sono un gruppo siciliano attivo dal 2004 che è riuscito a riesumare la breve e intensa stagione dell’etno-world mediterraneo della metà degli anni Novanta mescolandola con lo stile cantautorale italiano e con brividi di psichedelia dando vita ad una grammatica musicale originale e tecnicamente stimolante. Il gruppo si è formato attorno ad un quartetto creativo formato da Gianbattista Maria Rosso (voce, già nel gruppo La Casbah), Stefano Meli e Ugo Rosso (rispettivamente chitarra e batteria, anch’essi già nei La Casbah) e Massimo Martines (chitarra acustica, maestro di chitarra classica diplomato al Conservatorio di Lecce).
Nel 2005 il quartetto esordisce dal vivo ai giardini Iblei di Ragusa in occasione del 1 Maggio anarchico presentando le sue prime composizioni (cantate in italiano, arabo e siciliano) e la sua musicalità singolarissima e accattivante. Nel Giugno 2006 esce il loro primo EP (4 pezzi) intitolato Zuleima. Nel 2007 fondano la loro label indipendente Kalimata Music e si aggiunge al gruppo il bassista Manuele Bracchitta.
Nel 2008 il loro demo di due brani Radio Tunis/Malatu D’Amuri viene premiato come miglior demo dell’anno dalla redazione di Demo Rai in occasione del Lamezia Demofest. Nel Novembre 2010 esce il loro primo album intitolato Il Cucitore Di Tende e ispirato alle quartine del poeta persiano Omar Khayyam, contenente 13 brani di cui 7 originali. Nel 2014 dopo un anno intensa attività live e di registrazioni in studio, il gruppo perde Stefano Meli che viene sostituito dal chitarrista Davide Tomasello. Sarà questa nuova line-up che registrerà il secondo album Anime Sospese ispirato alla Divina Commedia (e alla poetica di Baudelaire, Lermontov e Abu Nuwas) e composto di 9 pezzi; in occasione di questo album si avvalgono della collaborazione dei cantanti Pippo Barrile (ex Kunsertu) e Lia Diquattro e di Andrea Sudano alle tastiere. Quest’album e il successivo Biocrazia uscito il 20 luglio 2018 per la Seltz Records/ Vrec/Audioglobe definiscono una volta per tutte il loro stile particolarissimo conteso fra una world music sinuosa e avvolgente carica di vento e salsedine e un acid rock che assorbe rock blues, psichedelica e reggae in vortici chitarristici struggenti, ipnotici e siderei. Il loro è un programma che accosta con certosina pazienza il manierismo neopsichedelico dei Rain Parade e il dolore lirico e universale degli Al Darawish e degli Agricantus.
Ognuna di queste tendenze impreziosisce e completa l’altra e tutte insieme danno all’intera opera un’aura nostalgica e metafisica: queste linee sono ben visibili nel Tempo Che Verrà un mix fra reggae e un tema medievale, nei rock blues con suggestioni morriconiani di Partigiani e I Soldati Dello Shah (il cui battito tribale rivela la propensione alla mescola stilistica) e nel jingle jangle etnico di Zuleima che ostenta altresì un arroventato assolo in chiusura. Alla psichedelia pura appartengono i raga di Shavasana (alla Giant Sand), Migranti (con romantico violino finale) e Al Qamar (che raggiunge apici di eccelsa astrattezza). Più convenzionali sono il power rock di Quando L’Estate Verrà, la ballata cantautorale di L’Uomo Nuovo che ricorda il pop di Battiato degli anni Ottanta e la dolcissima ninnananna classicheggiante di Canzone di Natale. Tutti questi brani anche
quelli più naif sono dominati da una toccante vena riflessiva. Il progetto dei Caruana Mundi
costruito con accurata pazienza in filigrane sonore sempre più trasparenti toccano altissime vette di misticismo non disdegnando di denunciare ad alta voce la cattiva coscienza europea rispetto ai popoli più sfortunati di Asia e Africa: e questo è probabilmente il lascito più attuale e importante dell’album.
di Alfredo Cristallo