Cesare Malfatti è un cantante e chitarrista milanese. Nato nel 1964, ha studiato ingegneria al
Politecnico di Milano, ma abbandona gli studi per dedicarsi alla carriera musicale. Nel 1986 entra nel gruppo new wave dei Weimar Gesang e nel 1992 fa parte degli Afterhours. Nello stesso tempo apre un suo studio di registrazione e collabora con artisti indipendenti locali. Nel 1993 con Mauro Ermanno Giovanardi e Alessandro Cremonesi fonda i La Crus con cui rimane fino alla fine del gruppo nel 2007 partecipando a tutti i loro LP (7 album + 1 live). Nello stesso tempo ha una feconda carriera parallela: produce Eldorado dei Mau Mau (1998), fonda i Dining Rooms un duo di musica sperimentale (col quale pubblicherà 11 album fra il 1999 e il 2015), i NOOrda nel 2002 (due album fra il 2002 e il 2005) e gli Amor Fou nel 2005 (partecipa solo al primo omonimo album del 2005). Dopo il 2007, scioltisi i La Crus avvia la carriera solista, non prima di aver fondato un altro progetto i Sem’bro (con loro 1 album nel 2010). Il primo omonimo album solista è del 2011, seguiranno altri 4 album fra il 2013 e il 2017 (Due Anni Dopo, Una Mia Distrazione, Una Città Esposta e Canzoni Perse) tutti per l’Adesiva Discografica. Il suo nuovo lavoro La Storia E’ Adesso esce il 12 dicembre 2018 per la Riff Records. L’album è incentrato sulla figura del prozio di Cesare, Valeriano Malfatti sindaco di Rovereto per 40 anni dal 1880 al 1920 nonché deputato alla Dieta di Vienna durante il dominio austro-ungarico. Valeriano Malfatti fu una singolare figura di pacifista: mirò (vanamente) a una soluzione pacifica della questione trentina prima della Grande Guerra, e allo scoppio della stessa dovette abbandonare Rovereto e, accusato di irredentismo, fu internato nel campo di prigionia di Katzenau. Finita la guerra divenne senatore del Regno D’Italia.
La biografia di Valeriano Malfatti diventa punto di partenza per sviluppare alcuni concetti politici e sociali validi allora come adesso: il confine, la guerra e la pace, la prigionia, l’impegno politico e sociale, il cambiamento. Durante le registrazioni Cesare Malfatti si è avvalso le Macchine Intonarumori del futurista Russolo (1903), strumenti musicali d’avanguardia che generano rumori che possono essere intonati: praticamente tutte le parti ritmiche derivano da lì. La Storia E’ Adesso è un album fortemente sperimentale, incentrato su un sapiente minimalismo musicale dove i brani sono orchestrati il più delle volte solo per voce, chitarra e percussioni: ciò che contraddistingue la musica di Malfatti però non sono tanto gli arrangiamenti spartani bensì le subdole anomalie dell’armonia (i raga acustici della title-track e di Katzenau, la piece espressionista per sole percussioni e canto di L’Internamento Di Malfatti) e la giostra di sofisticate trovate timbriche (le ritmiche jazz di Le Chiavi, il quadretto percussivo esotico per twang di chitarra di Bell’Aria). I brani scorrono quasi di soppiatto dentro le fragili impalcature ritmiche recuperando pattern stilistici che si evolvono e si irrobustiscono, assumendo vita propria a poco a poco (le ritmiche samba di Quale Patria per chitarra e batteria che si trasforma in un’ariosa minisuite pop, le ritmiche minimaliste propedeutiche all’armonia circolare su tastiere cosmiche di Il Cielo Si Ricorda Chi Sei, il dub psichedelico ibridato da un soft-jazz caraibico di Bandiere Migliori e Chiedilo Ai Pesci, il prog-rock acustico con esperimenti ritmici di Un Fiore Sincero e Io Ti Penso Da Qui condotti su passaggi desolati solcati da sinistri droni ambientali) . In una girandola di variazioni armoniche che scorrono quasi in sordina ma sempre mantenendo una propria dinamica troviamo il roots rock di Forme Uniche Di Continuità, il grass roots con chitarra atonale di Avrei, la trance buddista su languido schema funky di Uno Sguardo, la notturna melodia acustica alla Neil Young di Il Futuro Cerca Noi.
Quelle di Malfatti sono tutte canzoni scarne nello stile abulico di Nick Drake (una delle fonti
d’ispirazione dell’autore) che non potrebbero essere più fuori luogo nei loro scenari futuribili ma che vanno perfettamente in armonia con il tono alienato e l’impeto decostruttivo delle parti strumentali. Il rumore di sottofondo e il minimalismo programmatico diventa mobilia pregiata, da sistemare con gusto nello spazio (sonoro) a disposizione. I testi sono scritti da un nugolo di collaboratori e amici (ben 13 diversi) che sono riusciti a mantenere un’unità di scrittura,apparendo quasi un collettivo.
di Alfredo Cristallo