Sette passi verso il pregiudizio [Part 3]

 

[PART 2]

Credevo ancora nelle istituzioni e spesso ma non sempre, fui scrutatore fino al 2005. Da quando ripristinarono la Commissione Elettorale , la mia ingenuità, mi portò a scrivere un pensiero inedito «Prima del 2005, gli scrutatori erano estratti a sorte. Quando l’Ufficio Anagrafe mi comunicava della mia estrazione, ero felice perché mi dava la possibilità di partecipare direttamente alla cosa pubblica. Quei tre giorni immersi nella burocrazia, non erano affatto privi di sentimenti e nonostante l’impegno e la serietà di svolgere il proprio compito, avevo comunque il modo di dialogare con i colleghi del proprio seggio, con quelli dei seggi vicini e con le forze dell’ordine. Ero uno scrutatore come tutti gli altri e non m’importava sapere sulle preferenze politiche del presidente, dei miei colleghi o di chiunque altro votante del momento. Il senso d’appartenenza era talmente forte che a fine di tutto organizzavamo una cena, come se fossimo stati amici di vecchia data».

Agli inizi non capii perché di quest’esonero forzato, ma in seguito compresi che, come elettore, non ero più affidabile. Per chi era iscritto nell’albo degli scrutatori, non valeva più quell’intima segretezza costituita dalla cabina del seggio elettorale; lo scrutatore/elettore, doveva dimostrare in qualche modo la sua fede politica per poter esser richiamato a scrutinare alle prossime elezioni. Un giochino che tacitamente piaceva a tanti, ma non a tutti. La Destra tantalanese dovrebbe ringraziare il loro amato Cavaliere se oggi, chi occupa cariche istituzionali, chiama i propri parenti e amici a svolgere un ruolo che dovrebbe esser imparziale. Perfino la Sinistra ringrazia. La delusione fu grande che presi un’estrema decisione e la confidai all’unica persona amica. Però, un rappresentante del fu Partito dei Comunisti Italiani, informato della mia decisione di rifiutare la scheda elettorale, mi fermò nel cortile della scuola e la sua testuale supplica fu «Ti prego, vota per il Partito, altrimenti rischiamo di scomparire!». Replicai con un secco «Avevate a pensarci prima!». Entrai, rifiutai le schede e verbalizzai il mio rifiuto in quanto non rappresentato da alcun Partito in lista. Come se fosse esclusivamente colpa mia, il PdCI non superò lo sbarramento e travasò in SEL, tributario del PD. Quel rappresentante non scomparve e martire delle proprie convinzioni si trasformò in qualcosa di diverso, pur restando sempre uguale a se stesso.

***

I confini che separano le partizioni politiche di una piccola comunità come Tanta Lana sotto Pelle, sono coerenti tanto quanto una ameba e le componenti che agiscono e reagiscono non sono semplici numeri o molecole inorganiche, ma persone in grado di avere dei sentimenti ed emozioni, quindi suscettibili a errori di varia natura. Ma il dilemma sorge spontaneo: queste persone sono in grado di ammettere i propri errori? Se a questa domanda, la risposta è negativa o nulla, allora possiamo ridurre l’Individuo Pensante a semplice numero da classificare e spostare a proprio piacimento dentro e fuori quei confini dalle sembianze di partiti o liste civiche, facendo credere all’elettore di avergli dato tutta la libertà di scelta.

Più simboli ci sono e più è facile sbagliare.

Intanto, complici di questo dilemma sono gli scrutatori.

[PART 4]

 

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