JACKIE O’S FARM Late Night Shower

 

I Jackie O’s Farm sono una band livornese che si forma nel 2004 su spinta di Giacomo Vaccai (voce,
chitarra) e Patrizio Orsini (synth, voce).

A questo primo nucleo si uniscono presto Federico Silvi
(chitarra), Alessandro Quaglierini (basso ) e Salvatore Barbato (batteria). Il loro primo LP, intitolato
Hard Times For Blonde Surfers esce nel 2009 con la collaborazione di Alessandro “Ovi” Sportelli per
la Inconsapevole Records. L’ultima traccia I’m Sorry viene scelta da Paolo Virzì per il suo film Il
Capitale Umano ed è stata finalista al David di Donatello del 2014 per la categoria Migliore
Canzone Originale e in complesso l’intero album viene salutato come una fresca novità del
panorama indie pop nazionale. Nel 2010 esce il secondo album Sandland per la Forears/Tannen
Records a cui fa seguito un tour biennale che vede il gruppo calcare le scene italiane insieme a
gruppi come i Baustelle, Supersystem, Malfunk, Austin Lace e Yuppie Flu. Nel frattempo nel 2011
esce un EP intitolato Warren contenente l’omonimo inedito, un remix e 5 b-sides. Dopo aver
partecipato al tribute album sui Nirvana, When I Was An Alien uscito nel 2014, la band si
ripresenta nel 2019 con una formazione quasi completamente rinnovata che schiera oltre a Vaccai
(l’unico rimasto della formazione originale), Federico Silvi (chitarra), Francesco D’Angelo (basso),
Alessio Carnemolla (batteria) e Lorenzo Cominelli (synth).

Questa nuova line-up pubblica il 7 giugno del 2019 il nuovo album Late Night Shower che esce per la Black Candy Records/Believe Digital. In questo nuovo LP, la band aggiorna il suo pop lo-fi con tastiere digitali spostando l’enfasi su sonorità dark wave e synth pop splendidamente anni Ottanta e maturando una forma di estetica che si avvale tanto della creatività compositiva di Vaccai (autore di tutti i brani) quanto
della predisposizione alla composizione eccentrica, sentimentale e decadente. Ne nascono ritornelli accattivanti che fondono ritmi futuristici, riff di hard rock, melodismo romantico e linee tenebrose di dark punk ballabile. Sono piccole gemme di synth pop (che sarebbero piaciute agli Human League e agli Heaven 17) come Minimal Network (il singolo apripista) e Dad’s Bod (che ruba il tema di Resta dei Litfiba ammantandolo di echi western), synth pop atmosferici alla Kraftwerk dilaniati da stomp e fremiti chitarristici come On The Radio o synth pop più incalzanti e marziali come Waiting For A Sign. Il lato darkwave del gruppo è tenuto alto da brani come Rocket In My Pocket lesto a trasformarsi in un groove da rave e la più orchestrale It’s A New Day carico di tensione repressa. Aldilà di questo programma, la band riesce ad alleggerire le proprie linee armoniche con il lo-fi sintetico e ipnotico alla Mercury Rev di Cucumber’s Son e con il pop
cadenzato di Lost prima di mandare l’album in orbita con composizioni più complesse come il
groove futurista di Saint Thing (arricchito da fiati caraibici) e con il psych-blues di You’re Having
Fun, novelty sovraccaricata da tonalità elegiache e spaziali come se fosse un poema epico dello
spazio profondo. Late Night Shower trova la sua forza sugli arrangiamenti e sul lato formale delle
canzoni ma riproponendo con maggiore enfasi melodica il pathos del sublime e del perverso.
Danno una mano all’opera Mauro La Mancusa (tromba), Lorenzo Saini (cori, organo), Simone
Padovani (percussioni), Izio Orsini (chitarra) e Giorgio Mannucci, Virginia Tonfani e Andrea
Tempestini ai cori).

di Alfredo Cristallo

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