La Municipal è un duo salentino (sono di Galatina in provincia di Lecce) formata da Carmine e
Isabella Tundo (fratello e sorella).
Carmine comincia a scrivere canzoni fin da bambino e ancora
adolescente entra nel gruppo ska-punk Cruska con il quale gira l’Italia e pubblica un EP.
Parallelamente inizia il progetto solista Romeus. Scoperto dal produttore Corrado Rustici, inizia a
collaborare con la Sugar (la label di Caterina Caselli) e nel 2010 pubblica l’album d’esordio Romeus.
Nello stesso anno vince il Sanremolab e partecipa a Sanremo Giovani col brano Come L’Autunno
che va in rotazione su parecchie radio e permette a Carmine di iniziare un tour nei teatri italiani.
Carmine continua anche la sua attività di produttore e autore.
Dopo un tour con Malika Ayane (per cui ha scritto Il Tempo Non Inganna), vince la XXII edizione di Musicultura, scrive la colonna sonora e la sceneggiatura dell’opera teatrale La Pescatrice Di Scarpe e dà vita a un progetto cinematografico con Antonio Passavanti incentrato sulla raccolta di storie in giro per l’Europa. Nel 2013 crea il progetto noise rock Nu Shu con cui pubblica nello stesso anno l’omonimo album e
insieme alla sorella Isabella crea La Municipal un progetto di pop d’autore. Il gruppo riprende i
tour in Italia e si affida per i videoclip a una serie di avatar. Dopo una serie di tour con i Subsonica,
Le Luci Della Centrale Elettrica, Niccolò Fabi e Roberto Angelini, Carmine entra come batterista
nella Sofia Brunetta Band nel 2014.
Con la Municipal nel 2016 pubblica a maggio il primo LP Le Nostre Guerre Perdute e vince il Premio Fred Buscaglione come gruppo emergente. L’album ottiene un enorme successo di pubblico e critica e da qui il gruppo va in tour per quasi due anni (e 150 concerti). Nel 2018 pubblicano l’EP B Side contenente outtakes del primo LP e vincono in successione il premio 1 m Next, premio Siae, Imaie e Altoparlante. Preannunciato da ben 5 singoli, esce il 27 marzo 2019, il nuovo album Bellissimi Difetti per la Company/luovo. Il nuovo album prosegue il programma delle due precedenti pubblicazioni con un sound romantico e malinconico
e liriche impegnate e introspettive che ne fanno una versione forse più enfatica e crepuscolare del
pop revisionista dei Baustelle. Il programma dell’album prevede un sound caratterizzato da
armonie sognanti, tastiere minimali e fragili armonie tenute insieme da semplici strutture che
prediligono armonie tenere e naif. Il gruppo sembra ricordare involontariamente le atmosfere
beatnik degli anni ’50 ma raccordandole all’impressionismo prog e ambientale di Brian Eno e al
pop in punta di piedi dei Young Marble Giant. Il duo è abile fin dall’inizio a sfruttare tutte le
sfumature dell’indie pop saltando dal tono strascicato e marziale di Finirà Tutto Quanto a quello
più malinconico di Punk IPA (con piano atonale e violino atmosferico) raggiungendo quasi
ovviamente il folk pop di Donovan con la title-track, I Mondiali del ’18 e Italian Polaroid. A questo
punto il duo si avventura in territori sonori più elaborati abbracciando un pop più progressive con
Mercuriocromo che lambisce lo shoegaze dei My Bloody Valentine, il carillon etereo di Le Vele, i
brividi cosmici di Scogliere e Noi Due Sulla Luna che si ferma un attimo prima di sconfinare nella
Jungle. A un disegno più semplificato si ascrivono il dark punk alla Cure di Major Tom e i punk-pop
di Il Funerale Di Ivan e Vecchie Dogane (il secondo con toni più rassegnati del primo) più vicine alle
sonorità tormentate dei Baustelle. Solo che qui non siamo nella periferia toscana, siamo in quella
salentina. L’album è prodotto dagli stessi fratelli Tundo.
di Alfredo Cristallo