I Blind sono una band di Prato nata nel 2016 dall’incontro del cantante Andrea Betulanti con Piero Giotti
(chitarra), Giancarlo Rossi (basso) e Andrea Fregoli (batteria). Dopo alcune settimane di improvvisazioni,
ricerche e prove in studio, il progetto si è stabilizzato su un sound progressive rock altamente emotivo e
suggestivo. Dopo alcuni mesi Luca Di Pardo ha sostituito Fregoli alla batteria e dopo estenuanti ricerche
Dimitri Ponzuoli (tastiere, synth) si è unito al gruppo aumentando così lo spettro sonoro a disposizione del
gruppo. Ad inizio del 2019 escono i primi due videoclip dell’album che è in preparazione (What Remains e
The Promise) e ad ottobre esce il singolo Time To Change.
Alla fine del 2019 il batterista Matteo Carrai è diventato il nuovo batterista al posto di Di Pardo. Il primo album esce con il titolo di Youmanity per la Vrec/Audioglobe il 10 Gennaio 2020. Per quanto il suono progressive sia il carattere distintivo dei loro brani, il gruppo riesce abilmente a costruire le proprie architetture usando tecniche e temi semisinfonici basandosi spesso su maestose e romantiche melodie o su folk pop atmosferici (l’iniziale L2501-Reborn) che con l’uso delle tastiere e dell’elettronica mutano in muzak d’alta classe. La tecnica compositiva segue invariabilmente lo stesso schema per tutto l’album: un intro delicato e suadente come nei folk notturni di Thank You e The Promise o marziali e cadenzati (il prog classico di What Remains) seguiti immancabilmente da un crescendo musicale con tutti gli strumenti che si inseguono l’uno con l’altro. In quest’ottica il delicato quadretto impressionista di No Mask rappresenta il punto d’incontro fra progressive e psichedelia aggiornata all’era del progressive ambientale (come nei Porcupine Tree) mentre le pulsazioni disco di Time To Change (che sfoggia un’eccellente ritmica caracollante contrappuntata da inserti di synth) e Life 2.0 sono l’aggiornamento delle stesse matrici prog alla musica AOR. Mescolando d’altra parte il folk pop più
meditativo e la psichedelia più evanescente, i Blind pervengono nella seconda parte dell’album a piccoli
gioiellini limpidi e cristallini come Homecoming e To Mia (caratterizzati ambedue da un arpeggio iniziale di
chitarra acustica a un passo dalla new age) per pervenire al folk prog fiabesco di Vertigo che intesse insieme
melodie orecchiabili e arrangiamenti raffinati e policromi su temi mistici e fantasie epiche che sembrano
uscire dai quadri dei preraffaelliti o dall’epica altomedievale bretone (per esempio Tristano e Isotta).
Completamente appartato dal tono generale dell’album rimane il soul pop di Freak Master che sembra
appartenere di più al synth pop neoromantico degli anni Ottanta. Arrangiamenti raffinati, verve
compositiva di largo respiro, paesaggi sonori vari e piacevoli, grande pulizia sonora e una bella voce
evocativa sono i punti fora del gruppo per questo primo album che necessita sicuramente di più ascolti per
essere apprezzato e forse di un surplus inventivo per le prossime prove.
di Alfredo Cristallo