Se siamo schiavi, la responsabilita’ è nostra!
ATTO PRIMO: LA SCHIAVITU’ DELL’ANIMA
Se non liberiamo la nostra anima , non possiamo modificare un Sistema
«La colpa, caro Bruto, non è nelle stelle, ma in noi stessi, se siamo schiavi.» W. Shakespeare (Giulio Cesare)
Fin da quando ero piccola osservo e ascolto…moltissimo. Diciamo che essendo poco socievole e poco “brillantona” ero lasciata abbastanza in disparte, quindi l’unica cosa positiva da fare era osservare il mio intorno. E’ facile farlo quando sei invisibile agli occhi del mondo (umano).
Grazie all’osservazione e all’ascolto ho imparato a percepire molto gli altri. A vederli attraverso. Sono molto empatica.
In questo periodo ho osservato molto. E mi sono staccata da quelle amicizie che erano diventate un circolo vizioso, che mi sfinivano e non vi era più uno scambio, ma solo stanchezza e usura di un rapporto ormai morto da tempo. Sono persone che pensano che le cause dei loro mali e delle loro sofferenze siano al loro esterno, che il loro intorno sia sbagliato e loro sono le vittime di un complotto universale.
Persone che pur di sentirsi vive e parte di qualcosa si inventano e creano dei drammi, che si costruiscono minuziosamente con degli elementi talvolta ingigantiti e talvolta inesistenti.
Loro creano il dramma e danno la colpa agli altri. Avete notato?
Rimangono schiavi per tutta la vita nel loro schema. Non ne vogliono proprio uscire, è un dolore che dà protezione e soprattutto giustificazione.
Nella staticità delle situazioni. Nel loro Diallele. Tutti noi abbiamo degli schemi, ma l’evoluzione fa cambiare il punto di vista. Un desiderio di continuo rinnovamento.
Persone talmente immerse nel loro Ego, molto fragile, che non vedono la realtà circostante e si curano poco dei sentimenti delle altre persone mettendo davanti i propri e se non li si asseconda fanno le vittime. Guardano ma non vedono. Talmente stritolate e impacchettate dal loro Io che non allargano i loro orizzonti e quando tu gli mostri la Luna , loro davvero si soffermano sul dito…e ti dicono pure che hai lo smalto messo male.
La schiavitù che frigge la coscienza e non vi è la consapevolezza che ti fa distinguere con chiarezza il bisogno dal piacere di stare con qualcuno. Una vita fatta di clichè.
C’è troppa solitudine e scollamento dal loro profondo Io. Viene persa la dignità e l’amore verso se stessi. Si confonde il concetto di amore con quello di possesso. Insomma è la mediocrità dei sentimenti, troppo viziati e sporcati dalla paura dell’abbandono.
Oggi ho compreso che la mia strada era diversa. Non è sottomettendosi che si vive la passionalità e l’intensità di un’emozione.
In questo periodo di silenzio relazionale, ho imparato che non siamo tutti uguali. Ho imparato a lasciare andare, a far fluire. Ho capito che ciascuno ha il proprio percorso e il proprio tempo.
Ho capito quanto poco mi importa di fare parte, anche marginalmente, della loro storia.
Perché io, per me, ne ho una decisamente migliore
Buona vita.