ROOMMATES Roots

I Roomamtes sono una band ligure di Ventimiglia nata nel 2012 come trio acustico. Il nucleo
originale era formato da Davide Brezzo (alias Mr. Breeze), Danilo Bergamo (alias Danny B) tutti e
due alla chitarra e voce e Marco Oreggia (basso e voce). Nel 2014 alla band si unisce Alessio
Spallarossa (batteria, ex Sadist) e il gruppo diventa un quartetto elettrico con tre cantanti che si
interscambiano i ruoli mentre il batterista contribuisce a creare un sound deciso e coinvolgente. I
Roommates iniziano come cover band girando l’Italia del nord e la Francia finché nel 2017 tramite
la Nadir Music (con la collaborazione di Audioglobe/Believe) registrano il loro primo album
intitolato Fake. Il dischio raccoglie unanimi giudizi positivi dalla critica che apprezza il loro sound a
metà fra southern rock, hard rock e garage. Anche lo storico gruppo dei Lynyrd Skynyrd consiglia
sulla loro pagina Facebook l’ascolto del loro album. Nei due anni successivi la band è di nuovo in
tour iniziando a muoversi verso il grunge e le tendenze del rock contemporaneo. Nel 2019
sviluppano insieme allo youtuber Alessandro Barbetti il progetto Room120, una serie di
rivisitazioni di cover celebri in video di 120 secondi l’uno.

A fine 2019 esce il loro album Live Acoustic un album di cover rigorosamente unplugged. Nel marzo del 2020 il gruppo rientra in studio col producer Pietro Foresti per la registrazione del secondo album che esce l’8 maggio 2020 per la Audioglobe col titolo di Roots. Il disco è un concept album sui sette vizi capitali e sul loro
superamento attraverso un percorso di ascesi spirituale con il gruppo impegnato a rastrellare
spunti di beach punk con tono malinconico e fatalista (l’hardcore alla X di Second One), scampoli di
grunge arroventato dalle distorsioni chitarristiche dalle armonie granitiche e da ritornelli lenti e
feroci (Acedia, Summit, il boogie di Pride cantato a squarciagola e suonato con i sovratoni epici
tipici dei Cult), tracce di garage rock suonato con una sequenza di frasi lente e sincopate (Deep
Feeling). Questo programma in realtà mira a creare un revival oleografico dell’hard rock degli anni
Settanta come dimostrano i riferimenti al sound fragoroso, rimbombante e monolitico dei Black
Sabbath (il madrigale iniziale di Path Of Sinner con tanto di carillon sinistro, il dark malinconico di
The Contract che sfiora addirittura il dub) tutti suonati in una selva di accordi minori e riff alla
Jimmy Page. Fra tanti groove pachidermici, la title track finale, un folk pop nostalgico con chitarre
ambientali alla Pin Group risalta come un fiore nel deserto. I Roommates hanno assimilato un
repertorio enciclopedico di graffiti sonori adornandoli di simbologie esoteriche e di climi da brivido
in un esemplare manifesto della fusione fra le maniere dark, heavy e grunge ed elevando il loro
sound a un saggio sull’estetica del male e sulla flebile speranza di redenzione.

di Alfredo Cristallo

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