WARMHOUSE 1984 EP

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I Warmhouse sono un gruppo barese nato nel 2017. L’occasione fu l’acquisto a prezzi stracciati e
in buone condizioni di un vecchio Casio-Tone (un sintetizzatore molto in voga negli anni Ottanta).
Nell’involucro viene ritrovato un quaderno di un tale Patrick con delle poesie che parlano di
amore, prigionia, rimorso, violenza. Sono scritti inquieti datati 1984 e che citano città inglesi come
Manchester e Liverpool. Da qui parte la storia del quartetto la cui line – up è composta da Fra
(voce, synth), Agos (chitarra), Pas (basso) e David Edivad Ray (batteria, voce). La loro musica si
muove fra il dark e la neopsichedelia post-punk degli anni Ottanta: tonalità scure, armonie minori,
textures chitarristiche in delay che guardano con ammirazione alle sperimentazioni della
psichedelia e dell’elettronica dei primi anni Ottanta. Il progetto può vantare alcune importanti
presenze all’Arezzo Wave Festival Puglia 2018 (sono finalisti) e al Premio Maggio 2018
(semifinalisti). Registrano nel giugno 2018 presso il REH studio il loro EP d’esordio intitolato 1984
con la collaborazione di Dario Tatoli (alias Makai), che esce il 22 maggio 2020 per la neonata label
Indie Spazio Dischi. Per questo disco i Warmhouse usano alcuni cliché di sicuro effetto, l’hard rock
applicato al rock psichedelico, il minimalismo trascendente dei Sonic Youth più soffici e il suono
cupo e claustrofobico simile al dub esistenziale del Public Image Limited, l’estasi rumoristica e
trascendente dei My Bloody Valentine e il dark paradisiaco dei Love And Rockets. Dal punto di
vista emozionale l’attrazione dell’EP consiste nel fatto che attraversa l’orizzonte crescendo
attraverso sonorità visceralmente tristi e corrosivamente angoscianti. Questo schema si ripete con
gradazioni diverse accentuando o rilassando il contrasto fra ritmica hardcore e melodie quasi acid-
rock capaci di erigere atmosfere di un incredibile violenza interiore per sfociare nella trance più
ipnotica. Se il manifesto di questa filosofia è la title track iniziale (e primo singolo del gruppo) un
hard rock rallentato costruito si distorsioni di chitarra e tempi dispari, il programma ufficiale della
band è contenuto nella finale Pearl Moon un campionario di trucchi melodrammatici dalle chitarre
sognati alle parti vocali impegnate in deliqui ineffabili, dalle cariche hard rock alle pause irreali,
dalle distorsioni panzer agli scenari dilatati dall’uso del delay e del flanger. In mezzo troviamo
Molko Monday (il secondo singolo), una variazione della title track con parti vocali fieramente
epiche a Marble un dark punk carico di tensione con chitarre atmosferiche e crooning psicotico. La
missione del gruppo è quello di spargere violenza, terrore e inquietudini in spazi immaginari ed
estatici. In soli 16 minuti (tanto dura l’intero lavoro) le composizioni dei Warmhouse si fregiano di
un senso della misura classico, di una capacità di dosare elementi eterogenei senza distruggere
l’armonia ma anzi fortificandola merito anche di una produzione veramente all’altezza. Il synth
usato in 1984 è lo stesso usato nel brano Sensibile degli Offlaga Disco Pax..

di Alfredo Cristallo

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