Luca P. è il nome d’arte di Luca Passerotti musicista toscano (è nato a Peccioli) classe 1978. Si
avvicina alla musica fin dalla prima infanzia e dopo vari progetti adolescenziali forma col fratello
Marco il gruppo Zero3 col quale pubblica il primo LP Cielo Rosso Amore. Con questo disco il gruppo
inizia la sua attività concertistica aprendo per gruppi come i Marlene Kuntz, i Verdena e Travis.
Seguono varie esperienze e nel 2006 diventa il cantante (prima suonava la batteria) degli Scarlet
Diva coi quali partecipa nel successivo biennio a diverse manifestazioni come ItaliaLoveWave,
Nordkapp Indiependente tour, NokiaTrend Lab, Garage Band (promossa da Sky-Alice) suonando
fra Lombardia, Liguria e Toscana. Nell’aprile 2009 esce il loro primo LP intitolato Nel Sole per la
Piramies International. Da questo LP che vende fino a 2000 copie viene tratto il singolo di successo
Cosa Hai Pensato. Il gruppo si scioglie nel 2011 e Luca ritorna al duro lavoro di gavetta musicale
affinando uno stile legato al cantautorato italiano d’eccellenza (Tenco, Battisti e De Gregori) ma
con legami col pop internazionale e l’elettronica vintage (Alberto Camerini per es.). Comincia a
scrivere canzoni e nel 2012 partecipa a Musica ControCorrente (organizzato da Don Backy) e viene
selezionato per partecipare ad Area Sanremo. Nel 2013 fa uscire il suo primo dico autoprodotto Le
Brutte Abitudini che porta in giro in Italia nel successivo biennio riscuotendo un buon successo di
critica e pubblico. Negli stessi anni vince il premio Lucio Dalla, il premio Bruno Lauzi per la migliore
musica del brano Allegri Ma Non Troppo, e i premio Mogol per il miglior testo inedito. Dopo una
pausa di due anni ritorna a scrivere e pubblica nel 2018 il suo nuovo album Bentornato, un mix di
cantautorato e punk. Negli anni successivi collabora con svariati musicisti scrivendo testi. Nel
marzo del 2019 entra in studio per registrare il nuovo album che esce il 13 Novembre col titolo di
41. Nel nuovo album, Luca P. riprende la sua veste cantautorale attingendo alla tradizione italiana
e agli autori che ben conosce da anni ma lambendo anche il romanticismo struggente e
crepuscolare (e indirettamente autobiografico) di Virginia Astley, il solipsismo di Bonnie Prince
Billy, il folk spettrale del primissimo Neil Young e di Sparklehorse, quello psichedelico di Gary
Higgins (titolare di un’unico e dimenticato album Red Hash del 1972) e il minimalismo raffinato di
Mark Hollis (il cantante dei Talk Talk prematuramente scomparso).
Per quanto riguarda gli arrangiamenti Luca P. alza addirittura la posta attraverso una serie di ballad lente e pastose avvolti in un profluvio di atmosfere malinconiche, provando diverse combinazioni di contrappunto e
melodie ma sempre con un atteggiamento umile. Il suo canzoniere trabocca di una serie di
acquerelli teneri e astrali, ricche di pathos e feeling dove la base armonica è solo un pretesto; in
realtà ciò che attrae Luca P. a certi suoni piuttosto che altri è soltanto la loro efficacia intimista.
Non stupisce che la maggior parte dei brani dell’album (9 per 28 minuti di ascolto) siano
architetture semplici e spontanee dove a predominare è l’essenzialità al limite dell’elegia. Dal lied
per piano e voce (di Emma Nolde) della title-track (con sviluppo armonico arioso), alla ballad con
ritmiche dense di tensione di E Se Ridi (il secondo singolo tratto dall’album), al rock’n’roll
rallentato con mantra finale di Resistere, al lied per chitarra e voce di Accanto A Te passando per il
cantautorato nostalgico di Noi Due a passo di trip hop con tracce degli Ustmamò più dimessi
queste sono le confessioni di un animo attratto da sensazioni intime traboccanti di riflessioni
sincere e personali: il lavoro di un musicista che lavora sostanzialmente per sottrazione. Il ricorso
all’elettronica rimane ridotto a un tappeto di sottofondo nelle ninnenanne notturne di Libero e
Veramente e assume la parte di primo piano unicamente nel synth pop italiano anni Ottanta da
tormentone estivo di Voglio Stare Bene (il primo singolo estratto dall’album). Opera distaccata allimite del lisergico, 41 è gloriosamente lontana mille miglia dalle pacchianate trap che infestano il
panorama contemporaneo. E questo è un bene.
di Alfredo Cristallo