ARTICO Uscirne Illesi

 

Artico è una band calabrese (sono di Cosenza) appena formatasi con una line-up che allinea gli ex
Camera 237 Yandro Estrada (batteria) e Ignazio Nisticò (chitarra) che costituiscono il nucleo
primario a cui si aggiungono Francesco Clarizio (chitarra; proveniente dai A Minute To Infinity) ed
Ettore Giardini (voce, basso; ex Eterae). La musica del gruppo si incanala inizialmente fra
l’hardcore e l’emocore USA della fine degli anni Novanta e il noise rock USA degli anni Ottanta ma
usando esclusivamente testi in italiano. Nel marzo del 2019, gli Artico fanno il loro esordio live
come spalla dei GOMMA al Mood Social Club di Rende (CS). Nei mesi successivi partecipano a due
rassegne regionali come il Color Fest EXTRA a Lamezia Terme (CZ) e al Festival delle Periferie
all’Unical di Rende. Nel dicembre successivo grazie ad una campagna di crowdfunding entrano in
studio per la realizzazione del loro primo album, affidando la produzione artistica a Riccardo Pasini
(già collaboratore di STORMO, Raien, Ottone Pesante e Nero Di Marte). Le registrazioni vengono
realizzate all’Officina 33 giri di Cosenza con l’aiuto di Joe Santelli e Daniele Gentili e la post-
produzione di Pasini nel marzo del 2019. Dopo l’uscita del singolo apripista Purgatorio, l’album
intitolato Uscirne Illesi viene pubblicato il 20 Novembre del 2020 per Overdrive Records/Non Ti
Seguo Records/True Bypas e distribuito dalla Godfellas/Believe Music. Una sezione ritmica
frenetica e convulsa, chitarre affilate e stridenti e una caratteristica vocalità emotiva e viscerale
sono i biglietti di visita del gruppo. Per quanto ripercorra le tracce e lo slancio strumentale dei Fine
Before You Came, La Quiete e dei Fast Animals And Slow Kids, il gruppo usa l’hardcore come
mezzo per inscenare una sorta di febbre esistenziale che brucia e corrode. I loro brani sono
ambientati in uno scenario apocalittico dove le emozioni sono esasperate in maniera bestiale
mentre tensioni mostruose lacerano la psiche.

L’essenza della loro musica è essenzialmente la nevrosi urbana: litanie nevrotiche e due chitarre che si sfidano su un ossessivo tappeto ritmico che ben rappresentano, l’alienazione, la rabbia e la violenza dell’individuo nell’apparente ordine della società. Il loro sound catastrofico e funzionale a esaltare lo spavento e la solitudine dell’individuo arriva a sfiorare nello stesso tempo la concitazione zen dei Fugazi e la chimica strumentale e
astratta degli Slint. Di fatto non c’è molta differenza fra i brani che siano cacofonie a rotta di collo
(Nubi), boogie incalzanti (Errori), urla noise rock (Lo Chiamavamo Casa, Purgatorio), hardcore
creativi (Frastuono, E’ Finito Il Tempo, Incubi) o lanciati a velocità supersonica (Puzzle, Quando
Arriverà Il Momento Saremo Stanchi) oppure annegate in un mare di distorsioni (Ricordi, Schegge).
I loro brani sono essenzialmente raggelanti psicodrammi avvolti in atmosfere sinistre che spaziano
in tutti gli stadi dell’alienazione, che celano un terrore cosciente ed impotente e diventano delirio
paranoico ed esistenziale: un tono cerimoniale e macabro che incute la paura esistenziale di vivere
e non di morire. Le stesse parti vocali che siano liriche o disperate si aggirano senza meta in preda
a una noia terminale per un universo che si è ridotto a un tunnel buio e deserto. Mutatis mutandis
gli Artico usano l’hardcore con la stessa funzione con cui i Van Der Graaf Generator usavano il
progressive rock per disegnare i loro universi unici e terribili. Il rumore della musica degli Artico ha
come obiettivo un colossale esorcismo dell’insicurezza che attanaglia il genere umano.

di Alfredo Cristallo

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