I Van Kery sono un power trio catanese nato nel 1999 impegnato fin dalla sua nascita nella
rivisitazione e nella riscoperta del blues. Dopo svariati cambi di affermazione (ma mantenendo la
struttura a trio) la line-up attuale annovera ora Gianluca Vancheri (chitarra e voce), Giuseppe Di
Mauro (basso) e Antonio Quinci (batteria). Si sono impegnati fin dal 2001 in infinite jam session a
recuperare un sound che l’odierna musica elettronica e la trap avevano reso obsoleto e che lo
stoner rock aveva reso troppo distante dalle sue premesse originali. Invece i Van Kery prediligono i
suoni old-style al punto di rinunciare a campionamenti e ad effettistica e a prediligere una
registrazione rigorosamente analogica. Considerata come una delle migliori blues band siciliane, il
gruppo vanta importanti partecipazioni: al S. Cataldo In Blues (2000), Al Capo D’Orlando in Blues e
al Rock Contest a Palermo (2001), alla Notte Delle Chitarre (2002), al Baet di Cosenza (dove si
classificano quarti), all’ All Of The Colours Of Blues di Sarteano (dove si classificano secondi; 2003),
all’Obiettivo Blues, alla Notte Delle Chitarre II e al Ruffano Trend Blues Festival (dove arrivano
secondi;2004), all’Effetto Bluesin’, al Vicenza Blues (dove arrivano primi nella selezione Miglior
band) e Thiene Blues (2005).
Negli stessi anni hanno modo di registrare due singoli inediti (Fast
Roads nel 2001 e In Seventies nel 2003) e il DVD live Van Kery@Cinquequarti. Nel 2006 il gruppo si
scioglie per dieci anni e riparte con l’attuale formazione nel 2016 partecipando all’Obiettivo
Bluesin (dove sono finalisti) e all’Etna in Blues (2016), all’Effetto Blues, all’Italian Blues Challenge,
Al South Italy Blues Collection e al Blues Made In Italy (nel 2017), al Go Marche in Blues, al Torrita
Blues e al Blues Made In Italy (nel 2018). Nel 2017 hanno registrato anche un live intitolato
Rebirth. Anni di dura gavetta hanno portato il gruppo ad esprimere un sound privo di fronzoli ma
diretto ed eccitante che trova nel nuovo album New Life pubblicato il 20 marzo 2021 per la Vrec
una definitiva riqualificazione. Il loro programma segue essenzialmente una linea che comprende
tutta la storia del blues (e specialmente del blues britannico) dai primi gruppi seminali (i
BluesBreakers di John Mayall), alla ripresa del rhythm’n’blues più epidermico e viscerale degli
Animals e dei primi Rolling Stones (il rock blues lascivo di Not My Time che sarebbe stato
benissimo in Exile On The Main Street), alle contaminazioni con la psichedelia dei Yardbirds, al
passaggio dal blues bianco all’ hard blues cerebrale dei Cream e di Jeff Beck per confluire nell’hard
rock feroce e adrenalinico dei Led Zeppelin (la fantasiosa e spavalda Runaway), in quello psicotico
e lancinante dei Deep Purple (One Thing I Learned), nel blues sincopato e ricco di pathos dei Free
(Chasing Me che ruba il tema ad Heavy Load) e in quello più southern e boogie patrimonio degli
Humble Pie e degli Allman Brothers. Non contenti i Van Kery allargano lo spettro musicale al
classic blues più recente di Jeff Healey e Stevie Ray Vaughan onorati con i rock blues notturni e
completamente strumentali della title-track e di Let Me Sleep (maggiormente riverberato ma dalla
ritmica più soffice: spazzole non bacchette) spingendosi addirittura a lambire il swamp blues dei
Gun Club (Pick Your Poison). In mezzo a tanta cornucopia di citazioni il blues strascicato di Perfect
Love e quello superclassico di Everything I Do spiccano come luminosi diamanti grezzi. Aldilà
dell’operazione di modernariato il lavoro dei Van Kery è in effetti una vera operazione di sapiente
filologia. Per la mia generazione (ho superato i 50 e sono vicino ai 60) una vera boccata d’ossigeno.
di Alfredo Cristallo