RIFRAZIONE Artemoltiplicata di ALFREDO CRISTALLO
Scarse sono le notizie sull’identità di Rifrazione salvo il nome che è Giuseppe Giannecchini e la sua partecipazione a progetti multimediali che univano musica con cinema e teatro. L’album intitolato Artemoltiplicata è in realtà un EP o un mini LP di 6 brani per poco più di 18 minuti complessivi. Pubblicato l’11 giugno 2021, è prodotto e arrangiato da Ugo Cappadonia ed è ispirato all’architetto razionalista Giuseppe Terragni, comasco, considerato il massimo esponente del razionalismo italiano e morto giovanissimo (a 39 anni) per trombosi cerebrale; da qui ricaviamo qualche altra notizia su Giannecchini ovvero i suoi studi di architettura. “Tutto è nato in modo molto spontaneo, dopo che nell’agosto del 2019 ho incontrato a Como, presso l’Archivio Terragni, l’architetto Attilio Terragni pronipote di Giuseppe – dichiara Giannecchini.
Avevo chiesto di poter utilizzare l’’immagine di un progetto di Terragni per la copertina di un brano dei Rifrazione, ‘Last Summer’, che sarebbe dovuto uscire come singolo ed è tuttora inedito.
Il titolo mi ricordava l’episodio doloroso della scomparsa del grande architetto comasco morto sulle scale dell’abitazione della fidanzata il 19 luglio del 1943”. Subito dopo quell’incontro Rifrazione scrive di getto testo e musica del brano Giuseppe Terragni che apre l’album. Dal punto di vista musicale, Rifrazione riesce a cogliere miracolosamente un punto di contatto fra il Paisley underground ovvero la psichedelia anni Ottanta americana e il post punk sintetico e marziale britannico dello stesso periodo. Da una parte riesce a vivisezionare l’angoscia esistenziale degli intellettuali colti flagellandola con i vorticosi riff di chitarra di Non ‘E Poco o cullandola con sublimi vertici di lirismo nella ballata elettrica di Quale Dio (che sfiora la disperazione introspettiva del Neil Young di Zuma, sostituendo – un omaggio alla modernità – i contrappunti di armonica del canadese con i fischi del synth). In contrapposizione a questa linea compositiva, troviamo il futurismo elegante e le progressioni neomodali alla Simple Minds di Giuseppe Terragni e i ritmi maciullanti e i riff strangolanti che marchiano a fuoco Le Cose Che Non Ho eccellente esempio di pathos del sublime e del perverso. I due mondi si incontrano nell’hard rock anthemico di Prigionieri che collega lo stile rivoluzionario e marziale (ma con un piede ben piantato nell’etica della musica FM) dei REM col synth pop tastieristico dei Silent Running (uno dei tanti cloni degli U2). Da questa narrazione si discosta totalmente la miniatura Vetro E Vento (meno di due minuti) una sonata minimale per piano alla Satie. Artemoltiplicata è un caleidoscopio di arrangiamenti stranianti venati allo stesso tempo di decadenza mitteleuropea e dell’epica del desert rock più aspro e spigoloso (Thin White Rope e Giant Sand più che Dream Syndicate). Al netto della predisposizione alla malinconia e al pessimismo, la poliedricità musicale di Rifrazione è un saggio di psichedelia surreale ed edonismo nello stile dei Love And Rockets. Ottimi i testi. Il videoclip di Giuseppe Terragni è stato girato da Erika Errante ed è interamente ispirato all’opera dell’architetto. Hanno collaborato all’opera Emanuele Alosi (batteria), Michele Zappoli (basso), e Filippo La Marca (synth e tastiere); Giannecchini è alla voce e alla chitarra ed ecco un’altra notizia che si può dedurre. Registrato al Duna Studio Di Russi (RA) da Andrea Scardovi
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