Talèa (nome di una pianta i cui rametti sono in parte capaci di rigenerarsi) è il nickname di Cecilia Quaranta. Nata a Sesto S. Giovanni (vicino Milano) ma trasferitasi giovanissima nelle Marche (a Jesi), appassionata di musica ha in iniziato a girare diversi locali proponendo i classici del folk e del rock d’autore nella formula tipica voce-chitarra avendo come punti di riferimento Joni Mitchell.
Bob Dylan, Lucio Battisti, Fabrizio De André, Pink Floyd, Pearl Jam e Velvet Underground. La svolta arriva da un lungo viaggio e una lunga permanenza in Scozia e Irlanda dove si esibisce come musicista di strada e nei pub. Soprattutto il viaggio in Scozia le ispira una buona parte dei brani del suo EP d’esordio a cui lavora dopo il ritorno a Jesi e durante il lockdown. Nel settembre del 2020
vince una borsa di studio presso il CET di Mogol per lo svolgimento di un percorso musicale che si concluderà nel 2021. Dopo un’estate ricca di concerti riesce a registrare grazie alla collaborazione di Marco Olivotto (già collaboratore di Giulio Casale) il suo primo EP (5 brani per 18 minuti e mezzo di musica) che esce l’8 ottobre 2021 per la VREC Music Label col titolo di Tales. Di fatto Talèa
rinverdisce i fasti delle folksinger storiche con un mazzo di ballate folk rock ispirate ed ariose che la inseriscono in un filone artistico che si snoda dagli anni Sessanta fino agli anni Novanta. Gli arrangiamenti e l’accompagnamento musicale (in alcuni brani ha un gruppo alle spalle) sono sempre puntuali e compassati e non superano mai la soglia del frastuono limitandosi invece a dare una patina panoramica e visionaria alle sue composizioni e facendo risaltare la personalità delle
idee messe sul tavolo. La sua arte è spesso eclettica come si conviene a una folksinger venuta su dalla gavetta di strada e da innumerevoli concerti in piccoli luoghi e i riferimenti sono vari tenuti insieme da uno stile altamente meditativo e introspettivo ma sempre sincero. Si parte con lo ska blues di Song In The Dark (il singolo apripista) cantato con piglio emotivo alla Ani Di Franco, per proseguire con il folk notturno alla Sandy Denny di Burden (con in sottofondo effetti da film dell’orrore), il salmo folk di Riding Home che la avvicina al mood di Joni Mitchell (presumibilmente – e giustamente – la sua figura di riferimento artistica principale), il folk pop alla Jane Siberry di Nathan avventurandosi alla fine nella litania dark pop di Dancing Mind con effetti elettronici ( e il contributo alla batteria di Luca Martelli ex Litfiba/Rossofuoco/Mezzosangue) che l’avvicinano alla Siouxsie più matura dei primi anni Novanta. Il cantato rigorosamente in inglese completa la sua figura artistica di folksinger d’altri tempi ma non per questo meno piacevole ed orecchiabile di tanta altra musica contemporanea inutilmente chiassosa. A volte stare sotto le righe e non sopra è molto più produttivo e può diventare un buon libro per gli strumenti per le sue future pubblicazioni. La produzione di Tales è di Marco Olivotto.
di Alfredo Cristallo